
La terra dei cachi
Un suggerimento per la versione sprugolina della terra dei cachi? Potrebbe iniziare così. Emetto si, emetto no? I radar fantasma. Puoi dir di si puoi dir di no, ma questa è la vita. Prepariamoci un caffè, non rechiamoci al caffè, c’è un radar che ci aspetta per illuminarci un po’? Radar si, radar no, radar che emette? Radar pam, radar papapapapam, ma se c’è la partita, il radar non ci sta e allo stadio se ne va. Sventolando il bandierone non più il radar ruoterà.
Dal faceto al serio, la questione dei radar delle unità militari ormeggiate a bordo città dovrebbe essere questione assai seria. Il consigliere comunale Roberto Centi (LeAli), la porta all’attenzione della Seconda Commissione Consiliare (Assetto Territoriale, Ambiente, Traffico e Mobilità, Qualificazione Sistema Urbano, Turismo) spezzina e, ad oggi, la vicenda è di due puntate. Dei trafiletti di cronaca che qualcuno ne ha espunto, c’è qualcosa che non tornava. Allora ripartiamo dai fatti. Gli audio delle commissioni sono ascoltabili (basta cliccare su play), le valutazioni le scrivo.
21 marzo. Tocca alla Marina militare. L’audizione prevede il ricevimento del capo ufficio presidio del comando interregionale Nord della Marina Militare, il capitano di vascello Mauro D’Auria, delegato appositamente per l’occasione dall’ammiraglio Biaggi, ed il capitano di corvetta Vito Bonanno.
Secondo l’ufficiale più alto in grado, il fatto che i radar ruotino, non significa che emettano onde elettromagnetiche. Forse chi ha sollevato il problema ha visto nave Trieste ruotare l’antenna, ma questo non significa che era in emissione. Questo mantra è ripetuto almeno 4 volte.
Anche senza l’uso del congiuntivo, fin dalle prime battute c’è da chiedersi una domanda. Quale documento attesta che quanto affermato dall’ufficiale e messo a verbale dalla commissione sia vero? Beninteso che chiunque auspichi che di verità si tratti. Ma quale credibilità ha un’istituzione che occupa da 150 anni un’area che, complessivamente è quasi il 5% dell’intero territorio comunale spezzino, ridotta in condizioni fatiscenti e con bombe ecologiche innescate da far rabbrividire? Sorge un dubbio quando l’ufficiale afferma che “in alcuni casi particolari che possa essere mandato in emissione in bassa potenza ma esclusivamente verso il mare“. Ma andiamo con ordine.
Gli ufficiali della forza armata esprimono responsabilità non solo nei confronti della popolazione, ma anche dei lavoratori dell’Arsenale. Quali? Forse quelli promessi nelle passerelle di tanti ministri della Difesa, ma attualmente pressoché inesistenti. Il livello di ipocrisia di un’affermazione si misura in un dato. Nell’area prossima ai moli di attracco delle unità navali, non esiste un fabbricato con un’officina con un lavoratore al suo interno, in un raggio ben più ampio della distanza dalle abitazioni della gente.
Che gli ufficiali della marina militare non abbiano cognizione della geografia locale potrebbe essere irrilevante. Tuttavia, il monte Parodi sta da un’altra parte. Quel che è rilevante è che sembrerebbe cadere la foglia di fico del segreto militare sulle strumentazioni, utilizzata a suo tempo quando a porre domande fu l’autorità giudiziaria. Il secondo ufficiale, in controtendenza al primo parla di “potenza minima” e di “ci sono momenti in cui Marina Nord non autorizza nemmeno quelle emissioni“. Ma non erano solo test meccanici?
Voi sapete come funzionano? No, e allora ce lo piegano. Le emissioni non ci sono, ma se ci fossero (il congiuntivo è una mia licenza), sono di bassissima potenza e sono settoriali, si emette solo in una direzione, figurarsi se si emette verso la comunità. “Poi magari a volte ci possono essere delle spurie secondarie, no?“. Allora emette?
No, si, forse. In ogni caso, se emette viene registrato. “A bordo esistono i registri per le emissioni delle onde elettromagnetiche che vengono segnate anche se vengono fatte in manutenzione all’antenna radar, quindi si parlava della sola rotazione“. Qualcosa qua e la, ma non proprio tutto tutto. Cioè “se la potenza massima è 100 in porto sarà 1-2 come emissione”. A verbale. Qualcuno disse, verba volant, scripta manent. E di tutte le parole espresse nell’audizione non c’è un documento che attestino la veridicità.
Tuttavia, per star sereni, basterebbe una proposta semplicissima. C’è un organo in grado, autonomamente, di fare opera di prevenzione e, perdonate il termine, deterrenza, circa l’uso improprio o nocivo di strumentazioni militari? Si, o almeno dovrebbe esistere. Perché, la coincidenza vuole, che ARPAL non abbia alcuna stazione di monitoraggio nel ponente ligure ed anche sul catasto elettromagnetico c’è qualcosa che manca all’appello.
Seconda puntata.
28 marzo. E’ la volta di ARPAL, con in collegamento remoto il dott. Sergio Brillante. Il sunto del presidente della Commissione, Matteo Basso, parrebbe suggerito dal comando Marina Nord. La Marina militare ci ha detto che i radar girano ma non emettono. Ma se emettono lo fanno a bassissima potenza e in fasce di rispetto libere. La convocazione di ARPAL, secondo il presidente Matteo Basso, sarebbe a confutazione della Marina militare. E con questa premessa si creano i presupposti per pensare che tutte le contraddizioni emerse nell’audizione della Marina militare saranno totalmente evitate, mentre ci sarà la certificazione delle “rassicurazioni”. Sulla fiducia.
ARPAL ha già ricevuto esposti nel 2010 e nel 2018 e all’epoca la Marina aveva dato risposte simili a quelle odierne e le risposte sono state le medesime. Quello che si dimentica, ma non è il suo lavoro, è che in entrambi gli esposti la richiesta proveniva dalla Procura. Emerge la possibile inadeguatezza tecnica “sono misure estremamente particolari con degli strumenti sofisticati che non so se ne abbiamo“.
Il rappresentante di ARPAL è chiarissimo. Gli strumenti ci sono, ma senza la collaborazione della Marina, che dovrebbe avvisare in anticipo sui test. Quindi, sembrerebbe, che senza avvisare chi potrebbe compiere infrazioni, non sarebbe possibile compiere rilevazioni attendibili. Tra le difficoltà “tecniche”, ARPAL sottolinea, o meglio certifica, la quantità e le ampie differenze delle strumentazioni radar che potrebbero emettere. Non si tratterebbe di misurazioni banali, ma ARPAL sostiene che sono fattibili. ARPAL fa i controlli, però non è detto che li facciano gratis. Quindi? Cosa emerge?
Che tutto va bene. Ma evidentemente c’è bisogno di un intervento politico in tema di tutela della salute, di prevenzione, di monitoraggio e di controllo, anche (o forse soprattutto) riguardo alle aree militari ed alle attività che al loro interno si svolgono, con battente bandiera tricolore o francese, qatariota, spagnola, ecc.
La parola all’assessore all’ambiente del comune della Spezia, ne ha facoltà.
In realtà ho poco da dire. Sono andato un po’ a vedere la norma, effettivamente poi questi limiti a emissioni pulsate non ci sono, quindi diventa anche difficile poi, anche passando delle rilevazioni, poi diventa anche difficile comunque senza avere un criterio di massima della norma, diventa difficile poi anche fare qualsiasi tipo di azione. Quindi magari quello che ho detto anch’io stamattina mi va a portare ad una riunione interna, possiamo provare anche a sollecitare, poi che questa è la norma, noi abbiamo anche qualche parlamentare, quindi magari anche a vedere se questa norma poi venga, o almeno un decreto venga fatto e vengono impostati sulla base anche poi della direttiva europea.
Kristopher Casati
assessore all’ambiente – Comune della Spezia
(28 marzo 2025)
Se questo è il quadro, pensate voi cosa sarà La Spezia con l’ormeggio di 14 nuove unità e i moli adeguati agli standard NATO. Good night, and good luck…