Sul ponte sventola bandiera qatariota
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William Domenichini  

Sul ponte sventola bandiera qatariota

Il radar gira e fin qui, nessuna novità, come purtroppo accade di sovente, ma ai moli tricolore spezzini questa volta sul ponte sventola bandiera qatariota. Per chi si fosse perso qualche puntata precedente, occorre fare qualche riepilogo.

Dove. Tanto per cambiare, molo Varicella, base navale della Marina militare alla Spezia. Noto alle cronache per essere stato oggetto di lavori che, carte alla mano, sarebbe costati 861.170,54 €. Un paradosso per qualcuno. Affrettarsi a buttar soldi pubblici a mare, per creare un parcheggio per la futura ammiraglia della Marina militare italiana. Il Trieste. Perché paradosso? Nel mentre, gli uffici romani del genio militare, anzi l’ufficio costituito ad hoc, stanno vagliando il progetto, già costato 14 milioni di euro, per quella che sarà la base tinta di blu. E proprio in virtù del paradosso, il programma basi blu prevede, tra le altre cose, l’ampliamento del molo oggetto dei lavori di adeguamento a parcheggio per il Trieste. Il Varicella.

Chi. L’arrivo del Trieste in acque spezzine non è stato salutato con grandi entusiasmi, ma non è certo passato inosservato. Non appena consegnata la fiammante utilitaria da guerra, ecco che dai moli si vede girare alcuni radar di bordo, come tante altre volte è accaduto. L’associazione MuratiVivi prende carta e penna e scrive alle autorità competenti. Nessuna risposta. Il silenzio delle istituzioni permane, nonostante il Trieste abbia preso il mare per la sua prima missione: familiarizzazione con la capacità anfibia della Brigata Marina San Marco.

Tuttavia, arrivata alla base di Brindisi, l’ufficio marketing della Marina militare si è già mobilitato per organizzare le visite guidate al pubblico. Sabato 25 e domenica 26 gennaio, la nave d’assalto anfibio multiruolo Trieste, sosta alla banchina di Costa Morena Diga di Brindisi. Via alle visite! Orari pubblicati, bus navetta fino ad esaurimento disponibilità. Ma lasciamo l’ammiraglia della nostra flotta al suo destino ricettivo, per tornare al ponte di un’altra unità anfibia, battente bandiera qatariota, ormeggiata al molo tricolore. Facciamo un passo indietro.

Quando. 29 novembre 2024. Fincantieri consegna nello stabilimento di Muggiano (La Spezia), Al Fulk (L141), l’unità anfibia (LPD, Landing Platform Dock) commissionata dal ministero della Difesa del Qatar nell’ambito del programma di acquisizione navale nazionale per la Al-Bahriyya al-Qatariyya, la marina militare della monarchia assoluta araba. Si tratta dell’ultima unità costruita per la Marina militare del Qatar. Oltre all’Al Fulk sono previste 4 corvette della classe Al Zubarah. Invece sono stati già consegnati i due pattugliatori (OPV – Offshore Patrol Vessel) della classe Musherib. Al Fulk è un bestione lungo circa 143 metri, largo 21,5 metri e può ospitare circa 550 persone a bordo.

La presenza degli interessi qatarioti non è una novità.  Se sfogliamo il calendario a maggio 2023, ci si imbatte nell’ultima edizione di Seafuture. Tra gli ospiti, naturalmente, la marina militare qatariota. Secondo gli organizzatori della mobilitazione Riconvertiamo Seafuture, il Qatar è tra i paesi con i quali il settore armiero italiano fa affari in modo discutibile. Ma come si dice? Pecunia non olet.

Che cosa. L’unità consegnata, Al Fulk, viene parcheggiata nel molo della base navale spezzina, appena tirato a lucido. Ora se accende i radar il Trieste, perché non possono farlo i quatarioti? Detto, fatto. Come nel caso del Trieste, dalle finestre di Marola si scorge un Kronos Power Shield (AESA in banda L) in rotazione. Si tratta di un sistema di sorveglianza multifunzione con una portata fino a 2.000 km. Senza contare che, nonostante i moli elettrificati, l’unità resta a motori accesi, con le cime alle bitte. Ricordate l’ottimista di Antonio Albanese? Bene, tutto bene. Da qualche mese a questa parte, i radar girano che è un piacere.

Perché. Le autorità italiane (Capitaneria di porto, ARPAL, ASL e sindaco) non hanno alzato un dito quando i radar in movimento erano delle unità italiane. Secondo voi, busseranno ai portelli di uno stato che versa nelle casse di Fincantieri quasi 4 miliardi di euro? Oggi i moli della base spezzina assumono sempre più le sembianze di un parcheggio per i “prodotti” dell’industria bellica (Spa quotate in borsa con irrilevanti partecipazioni pubbliche). Forse è questo il senso di un ampliamento come quello previsto dal programma Basi blu? Avere più spazio per parcheggiare il made in Italy da esportare?

In attesa che qualche istituzione sovrana si degni di verificare cosa stia accadendo, ci consoliamo con la voce dell’Imam di bordo che annuncia la preghiera musulmana 5 volte al giorno, all’interfono della base. I prezzi da pagare sono molteplici. La salubrità delle comunità locali, tra radar in movimento e motori accesi. L’inquinamento sempre più devastante delle aree marine. Il discutibile elemento etico di fare affari con stati dove i diritti sono gestiti da monarchi assoluti, ma con l’ipocrisia di chi costruisce un modello democratico da esportare. Intanto il sindaco della città, Pierluigi Peracchini, tace.

Povera patria, schiacciata dagli abusi del potere di gente infame, che non sa cos’è il pudore. Si credono potenti e gli va bene quello che fanno e tutto gli appartiene.

Franco Battiato
(Povera patria, 1991)

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L'ultimo arrivato!

Questo bellissimo saggio ci racconta come la cultura di guerra e di morte genera gli stessi mostri in tutto il Paese: pessimismo, obbedienza, passività, senso di sconfitta, conformismo, opportunismo, clientelismo. Figli di un dio minore, vittime e colpevoli allo stesso tempo dei propri mali. Politici e rappresentanti istituzionali fotocopia. Iene e sciacalli ai banchetti delle opere pubbliche e gattopardi perché cambi tutto purché non cambi nulla.

Lo scenario che ci delinea e ci offre queste pagine che seguiranno è certamente doloroso, tragico, inquietante, ma in questo suo coraggioso e generoso atto di denuncia traspare sempre lo smisurato amore per La Spezia, per il suo Golfo, il suo Mare. Pagine e immagini che feriscono il cuore ma in cui respiriamo ancora speranza ed utopia. Che un’altra città sia davvero ancora possibile, viva, libera, aperta, felice. Un laboratorio di Pace.

Antonio Mazzeo

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