Un buco nero chiamato base navale…
Prendiamo 354 milioni qua, 860 mila euro là, 1,1 milioni di euro dall’altra parte ed ecco che una base navale potrebbe essere chiamato buco nero. Un campo gravitazionale così intenso necessitare lavori in ogni dove? Una regione dello spaziotempo con una curvatura tale da risucchiare soldi pubblici come nessun’altra amministrazione dello Stato? Una nebulosa amministrativa in cui non è dato sapere se paghiamo due volte le stesse infrastrutture? Domande che andrebbero poste nei luoghi “deputati” al controllo ed alla verifica della spesa pubblica, per esempio. Ma poiché, almeno localmente, il fideismo cieco impera, ci dobbiamo accontentare di coltivare dubbi. E porci delle domande.
Le condizioni al contorno non sono delle più confortevoli. La Spezia parrebbe registrare record su record. Crolli di soffitti nelle scuole, reparti ospedalieri che cadono a pezzi (o vanno a fuoco), ospedali fantasma che ha una sola opera realizzata, la posa della prima pietra. Alla lista delle “disgrazie” si possono aggiungere frane e smottamenti, allagamenti, strade impraticabili ed altri servizi di cui si attende vaghe prospettive di civiltà. In un contesto del genere, come da premessa, una montagna di soldi (dei contribuenti) continua ad andare nelle infrastrutture militari.
18 settembre 2024. La Direzione del Genio Militare per la Marina della Spezia (MARI.GENI.MIL. La Spezia) pubblica una delibera a contrarre (CE_022419_DAC), per l’adeguamento della Banchina Scali della base navale spezzina, allo scopo di incrementare la capacità di ormeggio delle unità maggiori di nuova costruzione. Totale spesa? 821.742,20 €. Procedura negoziata senza bando, previa consultazione di almeno cinque operatori economici individuati tra gli operatori iscritti al Mercato elettronico della Pubblica Amministrazione. La progettazione esecutiva è stata redatta dallo studio Città Futura, alla faccia di chi sostiene che il know-how locale sarà coinvolto nelle grandi prospettive che la Marina militare offre con l’ammodernamento della base. La Progettazione è stata verificata il 12 febbraio 2024 e validata il 17 luglio 2024 dal C.V. (INFR) Alessandro RENNA. Tempi previsti? 210 giorni solari consecutivi.
Nella stessa data, il medesimo ente, pubblica la delibera a contrarre (CE_209224_DAC) per l’adeguamento dei massi di coronamento in fase di distacco, riempimento degli aggrottamenti subacquei e ripristino del paramento murario della banchina Scali lato est. Totale spesa? 237.529,89 €. Altra procedura negoziata senza bando. Tempi di realizzazione 90 giorni solari consecutivi.
27 settembre 2024. Stesso ente, affida direttamente l’incarico per il servizio di ingegneria riguardo la progettazione esecutiva dei lavori di adeguamento presa elettrica n. 12 della Banchina Scali. 41.414,93 €.
Complessivamente ci troviamo di fronte a una spesa che raggiunge 1,1 milioni di euro, tenendo conto che, nel caso dell’ultima deliberazione, si tratta solo della progettazione e manca all’appello il costo di realizzazione dei lavori. Fatta la somma e detto il quanto, cos’hanno di rilevate queste gare d’appalto? Che appaiono in pieno conflitto con un progetto già finanziato, progettato ed in attesa di gara d’appalto.
Tre bandi che accertano che la disponibilità finanziaria, sul pertinente capitolo 7120-20 SMM del bilancio di previsione 2024-2026, è congrua per accogliere la spesa stimata per l’appalto dei lavori. Tradotto? Soldi pubblici indicati nella Legge 30 dicembre 2023, n. 213 comunemente nota come “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2024 e bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026”. Su tale base legislativa, lo stato di previsione della spesa del Ministero della Difesa per l’anno finanziario 2024 e per il triennio 2024-2026, consente la spesa di cui sopra, nonostante, evidentemente, lo Stato abbia già messo a bilancio la spesa di 354 milioni di euro per basi blu. Eppure il Piano generale nuove opere (T4 A1O) è chiarissimo. Ma per chi non ne avesse ancora contezza, basta un click.
Oltre all’acribia dei numeri, in termini ragionieristici, c’è l’immancabile ipocrisia di chi vede posti di lavoro anche laddove non ne esistono più. Il 12 gennaio 2023 fu aggiudicata la gara d’appalto per la progettazione definitiva dell’adeguamento della base spezzina agli standard NATO, nota ai meno distratti per rientrare nel programma “Basi blu”. La progettazione fu assegnata a BTP Infrastrutture S.p.A (con uffici a Roma, Milano e una branch a Tripoli), AICOM S.p.A. (con uffici a Firenze, Roma, Milano e Lecce), MODIMAR S.r.l (Roma), SEACON S.r.l (Roma), REACT Studio S.r.l (Roma) e GEOTER S.r.l. (Brescia). Tutte realtà che hanno il loro know how sul territorio, ma non spezzino. Così, sfatata l’ennesima presa in giro, non resta che confondere mele con pere. Ossia? Pensare che l’intervento sulla base navale (infrastruttura di proiezione militare) sia correlata all’Arsenale (struttura produttiva e manutentiva) che è in stato di pre-chiusura.
Se un contribuente ordinario si pone certi dubbi, di contro, chi dovrebbe rappresentare una comunità vive di granitiche certezze. O meglio, di slogan ammantati di tanta retorica e poca relazione con la realtà. Ognuno è libero di costruirsi il mondo di favole e di colori che ritiene più opportuno, tuttavia quando si rappresenta una forza di governo, la questione diventa seria assai.
Il progetto Basi Blu può essere una occasione di rilancio non solo della base navale spezzina, in termini di prodotto interno lordo, di posti di lavoro e di opportunità per le aziende operanti sul territorio. Se inserita in una visione più ampia, l’operazione fa parte del più vasto campo dello sviluppo produttivo della città, che vede Fincantieri, Leonardo Intermarine e Polo nazionale della subacquea quali attori protagonisti.
on. vicesindaca Maria Grazia Frijia
(2 ottobre 2024)
Quanti e quali posti di lavoro? Forse intenderà la privatizzazione di spazi arsenalizi lasciati morire di inedia? Ma dello stato di degrado, di abbandono e di inquinamento delle aree militari spezzine, non una parola. Ne da parte dei rappresentanti istituzionali, ne nei bandi di gara che buttano fior di quattrini. Ma torniamo ai moli del mistero. La storia dei lavori della Banchina Scali non ricorda qualcosa?
Per chi ha memoria corta appare la replica di quer pasticciaccio brutto der molo Varicella, semplicemente cambia la destinazione e l’oggetto del buco nero. Al molo che mura viva Marola è in corso una storia di cui si conoscono le tinte. Una storia di un buco per le casse dello Stato che costerebbe qualcosa come 861.170,54 € e che iniziò nel 2023, tra cantonate dell’informazione locale, sbigottimento dei più ultras sostenitori della Marina militare. A proposito, ma con tutti quei soldi, chissà che lavori pantagruelici sono stati fatti. Basta aprire le finestre di un qualsiasi marolino.
Resta un mistero su come sia possibile che la Direzione Genio Militare per la Marina della Spezia emetta delibere a contrarre i cui oggetti sono infrastrutture che sono già investite da una progettazione e deliberazioni dell’ufficio di programma “Basi blu”, al quale è affidato il compito di coordinare i rapporti fra Direzione Generale dei Lavori (GENIODIFE) e gli Enti di forze armate coinvolti nella realizzazione delle opere, inclusi gli organi esecutivi del Genio competenti per territorio ai quali sono affidati compiti inerenti il potenziamento delle Basi navali.
In attesa che questi dettagli su chi, e come, spende i soldi dei contribuenti, non disperate. Se nella base militare affluiscono milioni di euro, quel che resta dell’Arsenale, oltre ad essere sempre più abbandonato, cade letteralmente a pezzi. Basta un po’ di pioggia ed ecco il distacco di calcinacci dal prospetto monumentale della struttura della porta principale. In attesa dei lavori viene disposta la riapertura del varco di Marola (agli antipodi dell’enorme area) ma è caos nel traffico cittadino. Così, tra i notabili più ciechi e sordi c’è chi non si accontenta di avallare acriticamente una spesa folle, ed in qualità di senatrice, c’è chi trova lo spazio per una sua candidatura alle prossime elezioni regionali liguri.
Ad inizio anno abbiamo approvato il decreto ministeriale che prevede il programma pluriennale l’onere complessivo si attesta sui 1.760 milioni di euro, articolato in 11 anni, con l’attuale disponibilità dei primi 560 milioni, per l’attuale fase del piano. Successivamente dovrà essere approvata la nuova copertura, attraverso l’approvazione alle Camere.
sen. Stefania Pucciarelli
(2 ottobre 2024)
La senatrice si sbaglia. Stiamo parlando di oltre 900 milioni, tenuti conto dei 200 del Fondo di Coesione Sociale che beneficerà la base di Taranto. Ma l’efficienza della senatrice si è dimostrata non in termini contabili, ma quando ha relazionato l’incremento di spesa per le basi tinte di blu. Per passare da 700 milioni a 1,76 miliardi la senatrice ha dedicato ben 6 minuti e 40 secondi nella presentazione, durante la prima seduta di commissione, e nientemeno che circa 3 minuti e 20 secondi per chiederne l’approvazione. Totale: 10 minuti per chiedere (ed ottenere!) 1,76 miliardi di euro. Ora non possiamo biasimarla. In così poco tempo non è possibile ricordare la complessità di un buco nero di tali dimensioni per le casse dello Stato.