C’è una sola una partita in gioco, la guerra
In attesa del prossimo derby calcistico tra Pisa e Spezia, c’è sola una partita in gioco, la guerra. Nessuna rivalità. Tutti sacrificati sull’altare della guerra. Dalle sponde del golfo che fu dei poeti il tabellino segna basi blu, che costerà al contribuente italiano 1,76 miliardi di euro. Soldi ben spesi, per adeguare le infrastrutture militari marittime delle basi di Taranto, La Spezia, Cagliari, Augusta, Brindisi, ecc. Un investimento in moli, attracchi, impianti che non muterà di una virgola le criticità che emergono dalle aree militari. Un investimento che non creerà un posto di lavoro e che per giunta viene tinto di sostenibilità finta, inesistente. Una montagna di soldi, passata silenziosamente nelle commissioni Difesa e Bilancio dei due rami del Parlamento. Ma se qualcuno avesse dei dubbi sulla natura trasversale, è ben servito. La maggioranza che stanziò il primo finanziamento sosteneva il governo Gentiloni, ministro della Difesa, Roberta Pinotti.
Chi ha letto quel che scrivo sa che alla menzogna si accompagna l’ipocrisia, ben più digeribile se la coloriamo. Le basi navali le pitturano di blu, le caserme di verde. Così all’ombra della torre pendente arriva la notizia che il Governo ha messo, nero su bianco, l’investimento complessivo per la costruzione della base militare pisana, e le strutture a contorno. Con grande coerenze, così come le basi dipinte di blu, sono bastate poche righe nella Conversione in legge del decreto-legge 29 giugno 2024, n. 89, recante disposizioni urgenti per le infrastrutture e gli investimenti di interesse strategico, per il processo penale e in materia di sport. L’atto è assegnato alla VIII Commissione (ambiente, territorio e lavori pubblici) per essere convertito in Legge entro il prossimo 24 agosto.
Se la base blu spezzina costerà ai contribuenti italiani 354 milioni di euro, anche il dazio che pagherà la comunità pisana, ed i contribuenti italiani in generale, per realizzare la sede del Gruppo intervento speciale del 1° Reggimento Carabinieri paracadutisti «Tuscania» è pesantissimo: 520 milioni di euro. Anche per le aree protette toscane, come per la darsena spezzina, un roseo futuro, sostenibile, di 10 anni di cantieri. Così come alla Spezia, anche Pisa vedrà nascere un’opera inutile, che in questo caso devasterà un’area di 140 ettari fra il Parco di San Rossore e Pontedera, fino al Cisam, dove si prevede la costruzione di un Poligono di tiro a cielo aperto. Già, il Cisam, una vecchia conoscenza per gli spezzini, almeno per quelli che non infilano la testa sotto la discarica del campo in ferro.
A svelarlo, in una partecipata conferenza stampa, è il movimento No Base e tante associazioni pisane. Più di mezzo miliardo di euro per stravolgere un’area di 140 ettari, fra il Parco di San Rossore e Pontedera, in 10 anni di cantieri aperti. Procedure straordinarie e semplificate per sventrare un parco naturale, cementificarlo, circondarlo di rete, filo spinato e cartelli: zona militare, sorveglianza armata. Ma se qualcuno avesse dei dubbi sulla natura trasversale, è ben servito. La maggioranza che stanziò il primo finanziamento sosteneva il governo Draghi, con ministro della Difesa, Lorenzo Guerrini.
Come sulle rive del golfo spezzino, tutti sapevano e tutti hanno taciuto. parlamentari, Regione, Comune, Ente Parco, Provincia di Pisa. Ma in Toscana la marcia è stata necessaria innestarla, dando tutto in mano al commissario straordinario, l’ing. Massimo Sessa, con le semplificazioni previste dal cosiddetto “sblocca cantieri”.
Mentre il mondo va a fuoco (non solo climaticamente) le spese militari aumentano ogni giorno che passa. Commesse di carri armati salutate come nuove prospettive occupazionali, pagati con i soldi dei contribuenti. Nuove basi ed ampliamento di quelle esistenti come interventi di (finta) sostenibilità, pagati con i soldi dei contribuenti.
Poco importa se gli ospedali (per chi ce l’ha) cadono a pezzi. Poco importa se le scuole (dove ci sono) vengono accorpate. Ancor meno importa se quando piove il territorio cade a pezzi, spezzando e distruggendo vite umane. Per le cose essenziali, i soldi, quelli pubblici, quelli che derivano dal gettito fiscale trattenuti dalle nostre buste paga, non ci sono per dare servizi essenziali, servono alle basi ed agli arsenali. O forse a chi da questo settore trae profitti multimiliardari? Per il resto, vedetevela con le assicurazioni (private).
La nuova strada che bisogna imboccare è quella delle assicurazioni. Dobbiamo ricorrere alle polizze assicurative, non possiamo pensare che lo Stato possa intervenire sempre e per tutti.
Nello Musumeci
ministro per la protezione civile e le politiche del mare
(2 luglio 2024)
Val la pena, se vogliamo lasciare un mondo lievemente vivibile ai nostri figli, impegnarsi a fermare chi vorrebbe una società di sudditi, raccontandoci che si chiama democrazia, che chinino la testa di fronte a chi privatizza i profitti, socializzando i costi. Se qualcuno storce il naso, chiamiamolo sviluppo, ma la realtà è il business di guerra. L’iniziativa di OttolinaTV, in questo senso, penso sia un primo passo in avanti per guardare a queste dinamiche, sapendo che siamo tutti siciliani, liguri, toscani, sardi, pugliesi, ecc. impegnati a chiedere di fermare una spesa folle, inutile, dannosa ed abnorme, per costruire un altro mondo possibile. forse è il caso di metterla in discussione questa partita?
All’interno del topic GUERRA, in cui si susseguiranno tantissimi incontri nel parco Robinson, si terrà, il 5 luglio, dalle 18 alle 19, il panel
“Per una rete contro basi e militarizzazione“.
In questo panel interverranno Francesca Conti (Laboratorio politico perUnaltracittà), William Domenichini (MuratiVivi Marola), Federico Giusti (No Camp Darby), Antonio Mazzeo (giornalista), Gaia Dondoli (No Comando Nato né a Firenze né altrove), Fausto Pascali (Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università), Movimento No Base né a Coltano né altrove.
Modererà Clara Statello (OttolinaTV) e Letizia Lindi (Ottosofia).