Per un pugno di euro
Riflettere, si fa per dire, di come sia possibile che di fronte a 354 milioni di euro nessuno attore economico locale, si ponga il dilemma, per un pugno di euro. Eppure la torta è golosa. Nonostante le divagazioni di chi fa della politica una carriera, da senatrici con passati di governo, ad assessori pendolari parlamentari, siano campate prive di ogni riscontro, il ritorno economico locale di Basi blu appare una chimera. Già perché se la progettazione è andata, e stiamo parlando di 14,4 milioni di euro, non di una certificazione energetica dell’amico geometra, nella giungla degli appalti appare verosimile che le imprese locali, non azzanneranno l’osso lanciato dal ministero della Difesa in quel del golfo che fu dei poeti. Forse qualche subappalto, ma potrebbe creare più rogne che profitti. Ipotesi, congetture? No, lo dice tra le righe ANCE spezzina.
Ecco la pubblicazione dello studio strategico commissionato al “The European House – Ambrosetti”. Si tratta di un think thank, privato ça va sans dire, che propone un itinerario da percorrere, tracciando la rotta della Confindustria sprugolina. 24 progetti, naturalmente strategici, di cui però, a detta loro, il 74% presenta però complessità realizzativa. Nulla è impossibile, così in contenitore di pensiero da la ricetta: il muro è sormontabile “unicamente per mezzo di una collaborazione sinergica, costruttiva e continuativa sinergia inscalfibile tra pubblico e privato“.
L’elenco delle potenziali possibilità è corposo. Ma arrivati al Progetto 17, occorre fermarsi. Toh! Programma basi blu per l’adeguamento e l’ammodernamento delle capacità di supporto logistico delle basi della marina militare. Un refuso qua e là non guasta, così l’investimento stimato è lievitato a 380 milioni di euro. Forse più che un refuso un’auspicio. Ma le cose sono messe subito in chiaro, a differenza di scivoloni di deputate/vicesindache. Realizzato lo studio di fattibilità, assegnata la gara per la progettazione degli interventi, per Basi blu, sin qui, non c’è trippa per gatti. Anzi la trippa è già sparita, anche facendo due progetti che hanno come intervento il medesimo molo.
Gli industriali spezzini non hanno da far propaganda. Sanno bene che la progettazione definitiva dell’adeguamento della base spezzina agli standard NATO è già cosa della BTP Infrastrutture S.p.A (con uffici a Roma, Milano e una branch a Tripoli), della AICOM S.p.A. (con uffici a Firenze, Roma, Milano e Lecce), della MODIMAR S.r.l (Roma), della SEACON S.r.l (Roma), della REACT Studio S.r.l (Roma) e della GEOTER S.r.l. (Brescia). Tutte realtà che hanno il loro know how sul territorio, ma non spezzino.
Così, l’ipotesi in fieri, è quella di “garantire un’adeguata attività di coinvolgimento e ascolto degli attori territoriali nell’ambito della definizione del progetto“. Insomma, non ci va giù che fino ad ora nessuno ci abbia dato nemmeno un colpo di telefono, ma ricordatevi degli amici. Ed il promemoria non tarda ad essere esplicitato. Il passo successivo dello studio, infatti, non si nasconde dietro un dito: “Riqualificazione del patrimonio immobiliare attraverso operazioni di ristrutturazione, efficientamento energetico, riduzione dell’impatto ambientale e riconversione ad altri usi“.
Riqualificare che cosa? Ma certo! Dietro ai moli, che non creeranno nessun posto di lavoro e men che meno guadagni per le imprese spezzine, c’è un’area di circa 900.000 metri quadrati, nota come l’Arsenale della Marina militare. Un tempo, come sanno i miei 25 lettori, quest’area ospitava giornalmente oltre 12.000 lavoratori e lavoratrici. Oggi, nonostante non sia stato ceduto un metro quadrato alla città, sono ufficialmente 490, ma il dato non tiene conto dei pensionamenti del 2023. Quindi sono ancora meno.
Torniamo a questioni pratiche. La riqualificazione, secondo il think thank, renderebbe “disponibili nuovi spazi produttivi per le imprese dell’indotto navalmeccanico e nautico, favorendo lo sviluppo di soluzioni duali (uso militare e civile), per riqualificare il patrimonio immobiliare della Difesa senza alcun costo per la pubblica amministrazione“. Una dei tanti capitoli di una bella favola: privatizzare spazi e guadagni, socializzando le perdite, “per creare un luogo fisico condiviso che raccolga le capacità professionali legate alle specificità territoriali e per diventare un effettivo ‘Polo integrato della Difesa navale“.
Che la direzione sia quella di privatizzare, lo dicono già le major della Difesa, nei loro comunicati stampa. La favola del dual-use è il classico specchietto per le allodole, giusto per edulcorare le pillole. Ma che si tratti di utopie affaristiche è lo stesso studio a metterlo nero su bianco: “Ad oggi l’investimento è da definire e non vi è nessun progetto in corso per la riqualificazione del patrimonio immobiliare, visto anche il piano per le basi militari-operative e la necessità di avere un dialogo con la Marina“.
Proseguendo la lettura dello studio, ci si imbatte in una, a detta loro, accurata valutazione degli impatti trasformativi di questi progetti strategici per il territorio della Provincia della Spezia sulla base della loro natura. Basi blu, pur di non offendere nessuno, viene schematizzata come “Riqualificazione industriale“, nonostante il progetto di adeguamento agli standard NATO, non ha nessun tratto volto alla trasformazione di materie prime, già sfruttate dal settore primario, in beni o prodotti finiti a valore aggiunto. Allora delle due l’una. O chi ha redatto questo studio ha già dimenticato le prime ore di lezioni di economia politica, oppure c’è dell’altro. La seconda che ho scritto: “Valorizzazione e rilancio della Base Navale della Spezia e del relativo patrimonio immobiliare militare“. Della serie, repetita iuvant. Interventi trasformativi o di accelerazione della competitività.
Un’accattivante infografica conferma le ipotesi di partenza. Da un lato l’ingessato intervento trasformativo di (presunta) accelerazione della competitività (Basi blu), dall’altro l’accattivante analisi degli interventi infrastrutturali sul territorio, opportunità potenziale e prospettica di ulteriore sviluppo (il patrimonio immobiliare militare). E con urgenza, please.
Basi blu | Valorizzazione del patrimonio immobiliare militare |
|
---|---|---|
Impatto sulla competitività del territorio | 12,5 | 87,5 |
Impatto sulla occupazione | 25 | 87,5 |
Complessità realizzativa | 25 | 75 |
Ruolo di indirizzo delle imprese | 0 | 87,5 |
Ruolo di implementazione delle imprese | 0 | 87,5 |
Benefici diretti per le imprese | 0 | 87,5 |
Livello di urgenza (da 1 a 3) | 3 | 1 |
Tempi di realizzazione | entro il 2033 | entro il 2033 |
Qualche maligno potrebbe pensare che tutto ciò sia frutto di un ideologica avversione, di matrix labilmente marxiana? Possibile, allora sgombriamo ogni dubbio e sfogliate direttamente le fonti.
Nelle competenze strategiche è individuato il settore della Difesa e della Meccanica. Sotto che profilo? La presenza dell’Arsenale Militare marittimo (il 3° attivo in Italia, esteso su 85 ha), il distretto nazionale della subacquea e potenziali asset da valorizzare dell’Arsenale, la presenza di PMI con elevata specializzazione e alto know-how, ma limitate dalle dimensioni ed importanti imprese di grandi dimensioni attive in settori ad alta tecnologia (Leonardo, Fincantieri, MBDA, Intermarine). I progetti individuati possono rafforzare le competenze strategiche del territorio spezzino dando un fondamentale contributo alla crescita. Come l’opportunità di una maggiore collaborazione tra Ministero della Difesa, Marina Militare e settore privato su ambiti sinergici.
L’obiettivo che auspichiamo è lo sviluppo di una sempre maggior sintonia di intenti tra Confindustria La Spezia e Marina Militare. Il passato della nostra provincia è intimamente legato alla presenza della Base Navale e, anche a seguito di ciò che oggi è emerso, abbiamo consolidato la convinzione che ugualmente il suo futuro dovrà vedere la Marina Militare quale elemento imprescindibile. La creazione del “polo integrato della difesa navale” si inserisce in questo percorso rappresentando un ulteriore rafforzamento di tale collaborazione.
Mario Gerini, Presidente di Confindustria La Spezia
(10 maggio 2023)
A pensar male, diceva quel tale, che si fa peccato, ma con tutta probabilità ci si azzecca. Trattandosi di un tema in cui la strada è lastricata di buone intenzioni, il passo è breve. Basi blu non porterà un euro di profitti alle imprese spezzine. I capitani coraggiosi sono già scesi in campo. Quindi, data la situazione oltre i limiti delle civiltà, c’è chi ha la sfacciataggine di sostenere che La Spezia sia “simbolo fruttuoso incontro tra i due mondi, civile e militare“. Impresa o presa? Ai posteri l’ardua sentenza…