Fratelli d'Italia allonsanfàn
Analisi Il golfo ai poeti Libri Local
William Domenichini  

Fratelli d’Italia allonsanfàn

Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta, allonsanfàn de la patrie, le jour de gloire est arrivé! Non so se sia vera gloria (ai posteri…) e non saprei nemmeno se il futuro che ci riserva è quello di Fulvio Imbriani nella pellicola dei fratelli Taviani. Ma tra le tante incertezze, qualche dato di fatto c’è. E’ un dato di fatto che la base navale spezzina, sede della prima flotta della Marina militare della Nazion… pardon, Repubblica italiana, è un porto di mare. Direte voi, miei piccoli lettori, che novità. Un porto porta, da qualche parte. Ma un porto militare? Alla Spezia assomiglia più ad un parcheggio. Ed in effetti, nero su bianco, c’è chi l’ha scritto.

Oggetto del contendere è la base, ma in particolare una protuberanza cementifera, nota come molo Varicella 2. Una struttura balzata alle cronache locali tempo addietro, nonostante gli abbagli del mainstream, per essere stata oggetto di lavori costosetti. Non di tinteggiature blu, ma per essere adeguato a parcheggio. Probabilmente mai come in questo caso il Genio della Marina militare è stato coerente con i bandi che emana e la realizzazione delle conseguenti opere. Chi non lo ricordasse, l’adeguamento del molo Varicella 1 (Lato Sud) per l’ormeggio di nave Trieste sarebbe costato, alle casse dello Stato, qualcosa come 861.170,54 €.

Dopo una serie di peripezie, il Godot natante tricolore è entrato in servizio. Intanto il Varicella, in attesa, diventa ormeggio della povera Garibaldi, tramutata in palcoscenico per… pochi eletti. Ma vista la spesa considerevole per il molo Varicella, c’è chi ha pensato bene di ormeggiare il Trieste, una volta consegnato con tanto di bandiera di combattimento, per le vacanze natalizie alla Spezia. Il tempo di un paio di cenoni, brindisi e panettoni per l’equipaggio che il colosso da 1,2 miliardi di euro ha preso il mare verso i lidi a cui è destinata. Addio La Spezia, bella. O dolce terra mia.

Ma le bitte del molo Varicella non restano orfane. Non fa in tempo ad andarsene il Trieste che da mesi, per esempio, è parcheggiata l’unità anfibia qatariota, Al Fulk. Frutto della sapiente opera degli operai di Fincantieri e dai suoi manager venduta all’emirato. Venduta, ma nel frattempo staziona nella base navale tricolore, forse per addestrare l’equipaggio. Voi direte, ma che noia darà mai. Al di là dell’interfono arabeggiante, che ha il suo fascino, e qualche radar che ruota, tutto nella norma.

Lasciamo i qatarioti soli? No signore. Ecco che arriva una classe Mistral della marina militare francese. Si tratta di una delle tre portaelicotteri d’assalto anfibio, ossia la corrispondente oltralpe del Trieste (LHD).  L’unità transalpina fa base nell’avveniristica base di Tolone, a un tiro di schioppo dalla Spezia. Oltre 16 mila tonnellate di dislocamento che passano ad oltre 21mila a pieno carico. Un bestione di quasi 200 metri di lunghezza per più di 30 in larghezza. Fughiamo il primo dubbio. Si tratta di un’unità a propulsione diesel. Ma parrebbe un caso. Dei 9 sottomarini della Marine nationale, 6 sono a propulsione nucleare, coma l’unica portaerei transalpina, il Charles de Gaulle. Tutte unità stanziate nel porto militare di Tolone.

Perché porsi la questione? Al di là del ragionevole dubbio di avere unità che trasportano materiale radioattivo, in una recente pubblicazione è stata riportata alla memoria la vicenda del piano di sicurezza nucleare della base. Un impiccio accaduto qualche anno fa. Ai tempi nessuno sapeva che i militari erano dotati di tale piano, così scoppiò uno scandalo. E la popolazione civile? Da allora, nessuno sa se tale piano è stato aggiornato. Men che meno se la tinteggiatura blu della base ne preveda un adeguamento. Ma si sa, ai margini di una base dove può accadere di tutto, sono quisquilie.

Ma torniamo al battello francese. Senza dover rischiare di far convocare l’ambasciatore italiano a Parigi, evitiamo di dar epiteti a Macron. Ma la domanda che sorge spontanea è, che fa l’unità francese nel golfo dei poeti? Anzi, precisiamo. Che fa una porta elicotteri anfibia della marina militare francese, ormeggiata alle bitte della base navale della marina italiana alla Spezia? Forse rende omaggio alla napoleonica visione del golfo spezzino. Una romantica ipotesi che tuttavia, visti i tempi, potrebbe rilevarsi del tutto infondata. Forse, essendo un’unità della NATO, fa scalo, rifornimento e riparte. Se così fosse, la fattura a chi viene intestata? Le spese prevedono all’allaccio alla rete elettrica? E poi ancora, quando salperà, per dove?

Visti i tempi che corrono, le risoluzioni che vengono approvate dalle assise europee, le manifestazioni ambigue indette dalle vestigia di chi si disse di sinistra, qualche domanda varrebbe la pena porsela. Perché le guerre, casomai non ce ne fossimo accorti, partono dai nostri cortili, o dai nostri moli.

Domande, domande, domande. Più concretamente questioni che qualcuno dovrebbe porre in uno dei luoghi “deputati” a chiarire cosa accade. Come il Parlamento, quando non è occupato a ratificare le decisioni del governo. Tuttavia non facciamoci illusioni. I deputati o le senatrici spezzine saranno impegnate a pianger la mancata nomina della città del militare a capitale della Cultura. E in fondo, qualche mese fa, non si sono accorti che al Varicella c’era un’unità logistica statunitense, la USNS Laramie.

Per cui, fratelli d’italia, aux armes! Formez vos bataillons! Dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa. Marchons, marchons!

0 0 voti
Rating articolo
Sottoscrivi
Notificami
Lascia un tuo commento
Lascia un tuo commento

0 Commenti
Il più vecchio
Più recente Più votato
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti
3d book display image of Il golfo ai poeti

L'ultimo arrivato!

Questo bellissimo saggio ci racconta come la cultura di guerra e di morte genera gli stessi mostri in tutto il Paese: pessimismo, obbedienza, passività, senso di sconfitta, conformismo, opportunismo, clientelismo. Figli di un dio minore, vittime e colpevoli allo stesso tempo dei propri mali. Politici e rappresentanti istituzionali fotocopia. Iene e sciacalli ai banchetti delle opere pubbliche e gattopardi perché cambi tutto purché non cambi nulla.

Lo scenario che ci delinea e ci offre queste pagine che seguiranno è certamente doloroso, tragico, inquietante, ma in questo suo coraggioso e generoso atto di denuncia traspare sempre lo smisurato amore per La Spezia, per il suo Golfo, il suo Mare. Pagine e immagini che feriscono il cuore ma in cui respiriamo ancora speranza ed utopia. Che un’altra città sia davvero ancora possibile, viva, libera, aperta, felice. Un laboratorio di Pace.

Antonio Mazzeo

ORDINALO!
0
Mi piacerebbe conoscere il tuo pensiero. Lascia un tuo commentox