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Il comandante affondava con la nave
C’era un tempo in cui il comandante di un bastimento, nel malaugurato caso in si impartiva l’ordine all’equipaggio di abbandonare il naviglio, talvolta, si sacrificava ed affondava con la nave. Oggi, almeno in Liguria, vogliamo affondare solo le navi, in particolare quelle dismesse dalla Marina militare. Questo è l’impegno che il Consiglio regionale ligure ha poi approvato, con 18 voti a favore (maggioranza di centro destra) e 11 contrari. Un ordine del giorno sulla qualificazione giuridica della flotta navale dismessa della Marina Militare.
Come spesso accade, dietro il politichese da aule consiliari, si cela l’abisso. La qualificazione giuridica diviene subito inglesismo. Scuttling, che è figo. Lo fanno in tanti. Hai un relitto, anzi la Marina militare ha dei relitti? Si affondano ed il problema è risolto. Anzi. E’ un’opportunità, siamo propositivi. Quante specie ittiche si ripopoleranno tra amianto, ferraglie arrugginite, vernici antivegetative, componentistiche elettriche, residui di idrocarburi e chi più ne ha ne metta? Quanti sognano, anzi pagherebbero, per mettere tuta, maschera e bombole ed immergersi negli anfratti, nei ponti di comando di una fregata affondata? Ma al di là delle provocazioni, l’affondamento di un relitto, come soluzione alla sua fine-vita, rappresenta pienamente la degenerazione culturale di certa classe politica.
Ignorare la realtà. Chi vive a contatto con aree militari, quando si propone la normalizzazione dell’affondamento di un relitto, qualche questione se la pone. Prendiamo il caso del golfo che fu dei poeti. La base navale spezzina è stato, ed è un cimitero di relitti. Relitti che vanno e relitti che vengono, in un parcheggio temporaneo, non inteso letteralmente. Non so perché, ma quando penso ai relitti che vengono affondati, il pensiero corre ad un pezzo della nostra storia, dove il golfo spezzino, nelle sue nebbie, ne fu triste protagonista.
Una storia di paradossi. Chi gestisce un’enorme spazio, l’Arsenale spezzino e la base annessa, invece di programmare una riorganizzazione e una cessione alla comunità delle tante aree inutilizzate, si lascia all’abbandono, come cimiteri di relitti. Così come è paradossale che si chiedano interventi legislativi, quando esiste, per esempio, Legge 30 dicembre 2020, n. 178, art. 1 (Comma 730 e 731), con cui si finanzia lo smaltimento dei navigli in disuso. E paradosso per paradosso, con lo zampino di Difesa Servizi S.p.A. arriviamo alla cessione dei rottami militari ai cantiere di demolizione turco, o se preferite all’inferno di Aliağa. Lo stesso scuttling ha già visto esami parlamentari.
Un modello economico folle. Pensare di continuare a strutturare un modello di sviluppo lineare, in un pianeta che vive di cicli è semplicemente folle. Un oggetto viene prodotto, ha un ciclo di vita. Per esempio una nave. Viene costruita, viene utilizzata, si ripara, continua ad essere utilizzata e quando occorre disarmarla si recupera il maggior quantitativo di materiale possibile. Voi direte, ma questa è utopia. Invece pensare di spiaggiarla in qualche anfratto del mondo (magari terzo) e nei suoi fondali, utilizzare altre materie prime estratte per costruirne di nuove è saggezza.
Ma non divaghiamo e veniamo ai deliri quotidiani. Iniziamo con il sopire il vostro ammissibile disappunto o la vostra possibile indignazione. L’iniziativa del consigliere regionale savonese, Alessandro Bozzano, non è nuova in questo genere. Il 23 febbraio 2021, l’allora consigliere totiano presentò un ordine del giorno pressoché identico. L’assemblea regionale approvò (a maggioranza) l’ordine del giorno, il 24 maggio successivo. Lasciamo correre le sviste formali. In fondo cosa volete che sia, per una persona che si è laureata in giurisprudenza, confondere il ruolo del governo da quello del parlamento. In fondo, da decenni, viviamo in una repubblica parlamentare che legifera a suon di decreti.
Alcuni mezzi della Marina Militare vengono, per raggiunta obsolescenza, ritirati dalla flotta e, quindi, depennati dal ruolo e accompagnati alla dismissione. Secondo le normative vigenti il mezzo dismesso è considerato un rifiuto e viene, dunque, avviato alle usuali procedure per il recupero. In questo quadro generale abbiamo pensato di chiedere alla giunta regionale di attivarsi presso il Governo per sollecitare il riconoscimento formale e legale dell’attività di scuttling.
Alessandro Bozzano, consigliere regionale
(27 febbraio 2021)
Così, nonostante fosse stato approvato l’ordine del giorno nel 2021, l’ex sindaco varazzino lo ripresenta quattro anni dopo. Repetita iuvant, se siete amanti del latino, o più banalmente sbagliare è umano, perseverare è diabolico.
2021 | |
2025 |
Alla luce di tanto entusiasmo, nella ricerca ossessiva di una legge che consenta di abbandonare sui nostri fondali, vecchi relitti di unità militari cosa si cela? Probabilmente la volontà di superare noiose procedure burocratiche? Bypassare valutazioni di rischi e analisi ambientali? Possibile. Il quadro che si propone è un laissez-faire conveniente a chi tocca gestire i relitti stessi e che, visto lo stato reale delle cose, spaventa e non poco. Perché non valorizzare un relitto, affondandolo, e trasformandolo in palestra per addestramento di carabinieri subacquei, del COMSUBIN (non “Comsubim” come scrive Bozzano), e vari militari, oltre che a scopo turistico? Una perfetta interpretazione del concetto dual-use. Peccato che non abbia introdotto anche il Sink Exercise, ossia l’uso dei relitti come bersaglio per esercitazioni di tiro, come metodo per lo scuttling.
Ma non poniamo limiti alla fantasia. Ma d’altronde ignorando che vi siano stanziamenti e leggi per la demolizione, che vi siano bandi di gara in cui lo Stato (o le società in house di cui è emanazione) incamerano quattrini, ammiccare a qualche settore associazionistico, o economico turistico, con proposte sloganistiche prêt-à-porter è elettoralmente assai conveniente. D’altronde si tratterebbe di pratiche ampiamente utilizzate nel mondo civilizzato. Parrebbe una prassi usuale, nelle acque somale, affondare le navi pirata in seguito alla loro cattura. Nel marzo 2022, lo scuttling della fregata ucraina Hetman Sahaidachny (classe Krivak) ne evita la cattura da parte dei russi e finisce sul fondale. Nel febbraio 2023, la Marina brasiliana non trova un porto disposto ad accogliere e demolire la portaerei São Paulo, così l’affonda nell’Oceano Atlantico, lasciando depositare sul fondo dell’oceano amianto, metalli pesanti e altri materiali tossici che potrebbero filtrare nell’acqua e inquinare la catena alimentare marina.
Poi c’è l’eccellenza stars&stripes. Un caso su tutti la USS Oriskany, portaerei statunitense che guadagnò i fondali per divenire un reef, con 700 libbre (oltre 3 quintali) di PCB rimasti a bordo, per lo più componenti dell’isolamento dei cavi. Questa operazione da manuale, secondo l’Environmental Protection Agency (EPA) statunitense, sarebbe avvenuta ignorando la Convenzione di Stoccolma, sullo smaltimento degli inquinanti organici persistenti, che impedisce lo scarico di PCB in ambienti marini. Cosa pensate che ci sia in una darsena che ospita una base navale, con annessi relitti in disarmo? Ce l’ha raccontato la Marina militare stessa, nella relazione di prefattibilità ambientale della cosiddetta base blu, alla Spezia.
Come nel 2021, l’amministrazione regionale è tornata alla carica con questa proposta, che va contro il buon senso, contro l’ambiente e contro la legge. Una nave militare possiede strumentazioni e materiali tossici che, se lasciati a deperire in mare, rischiano di essere pericolosi per la salute e per l’ecosistema. Nessun Paese europeo autorizza questa pratica e ci auguriamo che neppure l’Italia lo consenta, nonostante questa iniziativa sconsiderata dell’amministrazione regionale ligure.
Selene Candia, consigliera regionale ligure AVS
(18 febbraio 2025)
Se questo quadro è già abbastanza a tinte fosche, la chiusa vira verso la commedia. Decidete voi se surreale o patetica, o sul cinepanettone. Così, nell’ambito della discussione di questo ordine del giorno, non è mancata la nota di colore.
Evidentemente ignora completamente la storia, perché le navi della Marina militare sono intitolate a eroi della nostra storia, a Schergat, a Bianchi, a de la Penne. Studi la storia! Dovete studiare la storia! Sono eroi della Decima flottiglia Mas! Studiate la storia e basta. […] Ora basta! Difendiamo la nostra gloriosa tradizione e sono navi della Marina militare intitolate ai nostri eroi. E basta, dovete studiare la storia! Le navi della Marina sono intitolate a coloro che hanno dato la vita per la nostra patria. Studiate, grazie!
Gianmarco Medusei
(18 febbraio 2025)
Che il consigliere regionale spezzino (attualmente in forze a Fratelli d’Italia) abbia un’amore viscerale e cieco verso la forza armata che ha contribuito al suo sostentamento dal 2004 al 2017, fino a quando non ha deciso di scendere in campo, è comprensibile. Così come è comprensibile appuntare alcune questioncine che, evidentemente, il cieco amor non fa vedere. La Storia ha suo uso, consumo e propaganda è ormai nota, come nel caso della sua veemente retorica sulla prima guerra mondiale. Anche in questo caso, l’ardimentoso consigliere non perde l’occasione per inneggiare agli “eroi” della guerra fascista, come la Decima flottiglia MAS, poi divenuto un reparto di repressione della Resistenza partigiana.
Più recentemente, l’onore serbato agli eroi di Medusei fu davvero curioso. Le fregate “Spartaco Schergat” ed “Emilo Bianchi“ furono varate nel 2019 – 2020, ma a stretto giro di posta vendute all’Egitto per 990 milioni. 210 milioni di euro in meno rispetto al prezzo concordato tra Fincantieri e lo Stato italiano. A quella perdita andranno aggiunti i costi di gestione, gli interessi sui mutui e la spesa per lo smantellamento delle tecnologie NATO in dotazione alle unità varate. Si stima che il passivo arrivasse fino a 556 milioni di euro. Tralasciamo la vendita ad un paese che deve ancora chiarire come sia morto Giulio Regeni. Curioso modo di celebrare gli eroi. Eppure, parrebbe, Medusei non alzo un dito sul suo smartphone per indignarsi.
E che dire dell’onore riservato al territorio spezzino? Per esempio con una discarica come Campo in ferro? Su questo Medusei (e non solo) tacciano, di un silenzio assordante. In questo quadro, l’idea che la Marina militare, autoaffondi i propri relitti, ossia unità navali da mandare al robivecchi per recuperare un po’ di acciaio, fa venire i brividi. Ma si sa, un tempo il comandante affondava con la nave. Oggi, la nave, la si lascia affondare con l’equipaggio.
Foto di copertina Oriskany-060517-N-7992K-011 è pubblicata in CC-PD-Mark.