A conti fatti beati i matti
Analisi Pace
William Domenichini  

A conti fatti, beati i matti!

Se è vero che in mare occorre attenzione a superstizione e cabala, utilizzare un toponimo come Trieste per un’unità navale, visti i precedenti, non è proprio di buon augurio, allora a conti fatti, beati i matti. Mettiamo da parte credenze idolatriche, credulità varie e follie, e puntiamo tutto sull’acribia di chi fa di conto. Di cosa stiamo parlando? Ma della Landing Helicopter Dock Trieste, la futura ammiraglia della flotta della marina militare tricolore. Ma prima, riprendiamo da dove siamo rimasti, per chi languisse in memoria.

2019. Cantieri di Castellammare di Stabia, la LHD Trieste viene varata. 2020, arrivo ai cantieri spezzini del Muggiano per l’allestimento. 2021. Prima prova in mare, ma qualcosa non va. Secondo la Marina militare, la consegna era fissata per giugno 2022, poi slitta alla primavera 2024. Ancora problemi. Si va a novembre 2024. Nel mentre, i lavori nella base navale spezzina fervono. Basi blu, direte voi, miei piccoli lettori. No, molo Varicella. Quello che sembra, fin dalle prime carte, un vero e proprio pasticciaccio. Prevista cabina elettrica, gru porta cavi, cunicolo impiantistico per garantire l’alimentazione elettrica della nave in banchina e rampa per le operazioni Roll-on/roll-off, ossia l’imbarco di mezzi gommati. Riepilogando (salvo errori), il quadro economico che si para innanzi è questo:

Oggetto di questi lavori, è l’adeguamento del molo Varicella 1 (Lato Sud) per l’ormeggio di nave Trieste. Curioso, che un parcheggio temporaneo costi, alle casse dello Stato, qualcosa come 861.170,54 €. Il mistero sull’effettiva realizzazione è sotto gli occhi di tutti, men di chi non vuole vedere. Così come l’utilità. Che l’LHD Trieste se ne vada dalle rive del golfo spezzino è questione ormai nota. Ma nell’eterna imminente consegna, o forse sarebbe il caso di dire agognata, qualche domanda val la pena ribadirla. Perché spendere anche un solo euro per un’unità che sarà destinata altrove? Qualcuno, date le cifre, potrebbe avere l’ardire di chiedere conto di quali e di che ingenza siano le spese? Chissà se in un mondo civile siano domande che potrebbe porsi un parlamentare o un magistrato.

Nell’era post moderna, la comunicazione è un surrogato della realtà. Basta una sorta di narrazione epica ed una realtà, se non  controversa con lati su cui varrebbe la pena chiedere conto, fluttua in campo semantico assai fumoso. Secondo fonti giornalistiche, parrebbe addirittura che, nonostante i tempi di gestazioni, quella che sarà l’ammiraglia della flotta militare italiana, non abbia ancora un equipaggio. Potrebbe essere motivo di interesse. Sotto a chi tocca, circa 450 marinai cercasi. Oltre al grottesco, la consegnano sarebbe a tiro di schioppo. Pronti per una passerella senza fine, in occasione del giuramento delle nuove leve all’accademia livornese, in una sorta di Truman Show, che potrebbe indurre taluni a pensare che siamo diventati una potenza militare. La consegna della bandiera di combattimento, sempre nell’alveo delle ritualità, potrebbe essere un ulteriore sipario, utile per celare una realtà assai amara.

Al fiore all’occhiello galleggiante occorrerebbero altri soldi. LHD Trieste non è ancora operativa che all’orizzonte i suoi radar avvistano un’oggetto volante identificato: il Dossier n°339. Solo la prima fase del programma d’armi ammonterebbe a 50 milioni di euro. Fortuna che nella scheda tecnica è riportato il seguente passo: “l’Amministrazione si ritiene vincolata a non eccedere quanto sottoposto a parere delle Commissioni parlamentari“. Bene, direte voi. Aspettate, solo a pensarlo.

24 settembre 2024. La senatrice Pucciarelli (Lega Nord) è relatrice instancabile sul tema Difesa. Il governo propone, lei dispone. Dopo svariati provvedimenti, spesso letti poco e compresi anche meno, tocca allo schema di decreto ministeriale per il programma pluriennale di A/R n. SMD 2/2024. Tradotto? Site Activation dell’unità navale LHD Trieste per l’adeguamento agli standard JSF per la conduzione di operazioni imbarcate con velivoli F-35B”. Ora per chi non lo sapesse, o per gli appassionati del genere, l’F-35 non gode di grande stima negli ambienti ingegneristici.

The F-35 is an airplane built for a dumb idea. It’s bad airplane. It can’t do dogfights, it can’t protect troops on the ground, it’s a lousy bomber and despite everything is saying, it’s not stealth. The point of this plane is to spend money. That is the mission of F-35.
[L’F-35 è un aereo nato da un’idea stupida. È un pessimo aereo. Non può fare combattimenti aerei, non può proteggere le truppe a terra, è un pessimo bombardiere e, nonostante tutto quello che si dice, non è stealth. Lo scopo di questo aereo è spendere soldi. Questa è la missione dell’F-35].

Pierre Sprey
(28 settembre 2012)

Chiusa parentesi, torniamo in Aula. Tuttavia se vi aspettaste chissà quale dibattito parlamentare, rimarreste fortemente delusi. Come di consuetudine della senatrice Pucciarelli (e colleghi della commissione Difesa del Senato) si tratta di una cosa veloce. Il tempo di leggere una nota riassuntiva, attendere il rinvio alla votazione e portar a casa il gettone di presenza

Ma di cosa stiamo parlando? Il programma pluriennale, previsto per il 2025, servirà all’adeguamento strutturale dell’LHD Trieste per integrare l’impiego operativo dell’aeromobile di quinta generazione F-35B, il cacciabombardiere americano supersonico, a decollo e atterraggio corto e verticale. Avete capito bene. Un’unità navale non ancora consegnata dai cantieri ed ha già bisogno di adeguamenti. Ma non stiamo a sottilizzare. L’F-35B, progettato e costruito dall’americana Lockheed Martin per soddisfare il requisito del Pentagono, denominato Joint Strike Fighter (JSF). Un aereo d’attacco comune. Con l’adeguamento strutturale dell’LHD Trieste, la Marina Militare italiana potrà contare su un’alternativa addizionale per l’utilizzo di tali velivoli alla Nave Cavour in caso di indisponibilità di quest’ultima, garantendo poi la piena interoperabilità e intercambiabilità con mezzi in dotazione agli altri Paesi dell’Alleanza. Sicuri che il motivo sta li?

Nonostante la lettura della scheda illustrativa da parte della senatrice spezzina, l’LHD Trieste sarebbe stata progettata con caratteristiche strutturali, dimensionali e predisposizioni della piattaforma tali da rendere il processo di adeguamento agli standard JSF agevole e rapido, sfruttando le lezioni apprese proprio a seguito della realizzazione della Nave Cavour. Il mistero del perché non fosse stata progettata proprio come la Cavour, dunque, coglie le schiere di scettici. In particolare mediante l’implementazione delle attività di carattere tecnico-strutturale necessarie all’adeguamento fisico della piattaforma navale agli standard F-35B, nonché l’acquisizione e l’installazione dei sistemi di ausilio all’appontaggio dei velivoli.

L’attività di adeguamento agli standard F-35B è ritenuta fondamentale al fine di assicurare le capacità di operare in sicurezza e con continuità alla LHD Trieste, garantendo anche per il suo tramite l’assolvimento dei compiti associati alla prima missione assegnata alle Forze Armate, ovvero la difesa dello Stato, il controllo delle aree marittime di competenza e il supporto alla Difesa aerea nazionale, e alla seconda missione, ovvero la difesa degli spazi euro-atlantici, il supporto alle attività regionali della NATO e dell’Unione europea. La gestione del supporto logistico sarà una parte fondamentale del programma, unitamente all’attività formativa del personale di bordo deputato all’impiego. Questo per gli amici pacifisti.

Invece per gli scettici, e per il pubblico che storce il naso sul tema di soldi pubblici buttati a mare, è  presto detto. Basta rispondere alla domanda, quanto? L’onere complessivo del programma (circa dieci anni) di circa 172 milioni di euro, di cui la prima fase, oggetto di approvazione, è relativa ad attività di carattere tecnico-strutturale necessarie per l’adeguamento fisico della nave agli standard F-35B: 50 milioni di euro. Una cifra finanziata a valere sugli stanziamenti derivanti da capitoli del settore investimento del bilancio ordinario del Ministero della difesa nell’ambito delle risorse disponibili a legislazione vigente. Il completamento del programma, per il restante valore previsionale complessivo di 122 milioni di euro, sarà realizzato nel rispetto di una logica incrementale e progressiva, attraverso successivi provvedimenti, e finalizzato a completare l’adeguamento dell’unità navale anche mediante l’acquisizione e l’installazione dei sistemi di ausilio all’appontaggio dei velivoli.

Come far ingoiare 172 milioni di euro posizionati nell’esercizio finanziario dello Stato nell’adeguamento di una unità, non ancora operativa, all’uso degli F-35B? Con due mosse semplicissime. La prima, banalissima è parlarne il meno possibile. L’ignoranza, diceva quello, è forza. Ma nel caso qualcuno ficcasse il naso nei documenti pubblici, allora parte la sinfonia della retorica dell’occupazione, ottima nella comunicazione e negli annunci. Negli atti si parla di rapporti con l’industria, evidenziando come i settori interessati dal programma siano prevalentemente quelli della cantieristica navale specializzata, dell’informativa e della carpenteria, concentrati principalmente in Liguria e nel Lazio. Senza escludere possibili ricadute importanti anche sul tessuto delle piccole e medie imprese di tutto il territorio nazionale, in relazione all’indotto generato. Non una cifra. Non un piano industriale di settore.

Ma se 172 milioni vi sembrano pochi pensate a quanti rotoli di carta igienica avremmo potuto fornire le aule dei nostri figli. Scalata la montagna di carta intima, tenetevi saldi, prendete la vostra tisana preferita, possibilmente di erbe rilassanti. La relatrice Pucciarelli evidenzia, infine, come nel Documento programmatico pluriennale per la Difesa per il triennio 2023-2025 non si faccia espressamente riferimento al programma in esame. Peccato che la senatrice spezzina non abbia letto il Documento programmatico pluriennale per la Difesa per il triennio 2024-2026, i 50 milioni iniziali previsti per “adeguamento F35B” sono già indicati (pag.100). Non si dica che il governo Meloni e la maggioranza che lo sostiene non siano efficienti!

Sempre secondo il Documento Programmatico Pluriennale per la Difesa (2024-2026), a pagina 168, è espressamente riportato il piano di copertura finanziaria per il programma, avviato nel 2015, all’interno del più ampio Programma Navale per la tutela della capacità marittima della Difesa (Legge 147/2013 art.1 comma 37). LHD Trieste sarà caratterizzata da elevata prontezza, autosufficienza logistica, autonomia e libertà di movimento nell’alto mare, capacità di comunicazioni, comando e controllo, che permettono la proiezione strategica di assetti a grandi distanze e in tempi brevi. Quanto? 10,79 milioni di euro nel 2024, 10,34 milioni nel 2025, 10,42 milioni nel 2026, 24,86 milioni nel 2027 – 2029 e 19,81 milioni al 2033. Totale previsto? 76,22 milioni di euro per i prossimi 10 anni.

Non solo. LHD Trieste e F35B sembra un connubio destinato ad essere intimamente legato, soprattutto sotto il profilo finanziario. Il programma Joint Strike Fighter ha una copertura pari a 351,85 milioni di euro per il 2024. 448,71 milioni per il 2025, 636,17 milioni per il 2026. 3,11 miliardi di euro per il 2027-2029 e 6,49 miliardi a chiusura (2038). Totale: 11 miliardi e rotti di euro in 14 anni. In soldoni, Fase 1 (fabbisogno complessivo di 7,06 miliardi): 28 velivoli. Poi fase 2a (fabbisogno complessivo di 4,2 Mld€): 27 velivoli. Ne consegue fase 2b (fabbisogno complessivo di 7,0 miliardi): 35 velivoli. Fase 3 (fabbisogno complessivo stimato di 7,0 miliardi): 25 velivoli. I due siti, Grottaglie e Decimomannu, non bastano, ergo la necessità di approntarne uno galleggiante per poter gestire una flotta di ben 115 velivoli.

Di fronte a queste cifre, l’utilizzo più o meno regolare di 861.170,54 € per l’adeguamento del molo Varicella 1 (Lato Sud) per l’ormeggio di nave Trieste, assume termini irrisori. Anche se quel molo LHD Trieste non lo vedrà mai. O forse anche se la parcheggiassero li per qualche settimana, giusto per dar torto a chi ha puntato il dito e nessuno si è accorto della luna. In ogni caso, con oltre 860 mila euro, avremmo più volentieri visto iniziare il cantiere di qualche ospedale fantasma. Ma torniamo in Parlamento.

2 ottobre 2024. La commissione Difesa del Senato si riunisce alle 13.30. Un ora e 45 minuti per licenziare svariati provvedimenti, tra cui la ratifica ed esecuzione della Convenzione sull’istituzione dell’organizzazione governativa internazionale GCAP. Ma si trova anche il tempo di approvare la spesa per l’LHD Trieste.

La Commissione affari esteri e difesa,

esaminato l’atto del Governo in titolo, condivisa l’esigenza di procedere all’adeguamento strutturale dell’Unità navale anfibia multiruolo Trieste per integrare l’impiego operativo dell’aeromobile di quinta generazione F-35B, e sottolineata l’importanza di rafforzare le dotazioni infrastrutturali complessive della Marina militare nazionale, rimarcato come l’esame parlamentare del presente schema di decreto attenga unicamente alla prima fase del programma, raccomandando al Governo di fornire puntuale informazione sul programma nel prossimo Documento programmatico pluriennale della difesa,

esprime parere favorevole.

Senato della Repubblica,  3ª Commissione permanente
Resoconto sommario n. 97 del 02/10/2024

Immaginate voi, che levata di scudi da parte dell’opposizione. Provate a sforzarvi per intuire che barricata hanno messo su. Non avete voglia di scoprirlo leggendo le poche righe di verbale? Presto svelato: nessuno si è accorto dell’opposizione, forse perché a conti fatti, beati i matti? In cauda venenum. Tre regioni andate al voto negli ultimi mesi. Tanti i commenti entusiastici di chi ha vinto. Ma nessun dirigente di quei partiti che squillano le trombe ha fatto una riflessione seria su alcuni numeri. Quali? Quanti elettori non vanno a votare, per esempio.

Anno Liguria Emilia Romagna Umbria
1970 1.281.975 (92,85 %) 2.697.309 (96,59 %) 535.019 (94,03 %)
1990 1.261.801 (84,85 %) 3.091.283 (92,98 %) 617.137 (90,60 %)
2000 1.012.539 (70,47 %) 2.738.319 (79,72 %) 547.733 (76,82 %)
2024 616.748 (45,97 %) 1.660.042 (46,42 %) 366.830 (52,30 %)
Così forse è più chiaro che come sia crollato il palazzo, come il concetto di democrazia sia lievemente messo in discussione. Siamo passati da una società in cui non andavano a votare i moribondi o chi era in fin di vita ad una società in cui chi va a votare è moribondo. Nel frattempo, nei luoghi di (non) rappresentazione, l’unica forma di rappresentanza è la presa d’atto.
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L'ultimo arrivato!

Questo bellissimo saggio ci racconta come la cultura di guerra e di morte genera gli stessi mostri in tutto il Paese: pessimismo, obbedienza, passività, senso di sconfitta, conformismo, opportunismo, clientelismo. Figli di un dio minore, vittime e colpevoli allo stesso tempo dei propri mali. Politici e rappresentanti istituzionali fotocopia. Iene e sciacalli ai banchetti delle opere pubbliche e gattopardi perché cambi tutto purché non cambi nulla.

Lo scenario che ci delinea e ci offre queste pagine che seguiranno è certamente doloroso, tragico, inquietante, ma in questo suo coraggioso e generoso atto di denuncia traspare sempre lo smisurato amore per La Spezia, per il suo Golfo, il suo Mare. Pagine e immagini che feriscono il cuore ma in cui respiriamo ancora speranza ed utopia. Che un’altra città sia davvero ancora possibile, viva, libera, aperta, felice. Un laboratorio di Pace.

Antonio Mazzeo

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