Description Italiano: scena dal film Amici miei Date 1975 Source Italian movie Amici miei (1975) Author Mario Monicelli (director) / Luigi Kuveiller (cinematographer)
Ambiente Analisi Il golfo ai poeti Libri Local
William Domenichini  

Supercazzola con discarica ha perso i contatti

Non le dico ammiraglio, antani come se fosse antani con il tombamento, la fitodepurazione prematura della supercazzola in discarica ha perso i contatti con il tarapia tapioca. Ora, al netto delle farneticazioni alla Mascetti, potremmo riaddentarci nella vicenda dell’area “ex magazzini materiali fuori uso“. Ecchell’è? All’interno dell’area militare spezzina, che comprende la base navale e l’Arsenale della Marina militare, quell’area è comunemente nota come “Campo in ferro“, una discarica ed una storia che si inserisce a pieno titolo nel contesto di un golfo delle nebbie.

Per chi si fosse perso le puntate precedenti, il 19 maggio 2003, il procuratore della Spezia, dottor Attinà, dispose il sequestro di una porzione di Arsenale, utilizzato come discarica a cielo aperto. L’inchiesta proseguì per il reato contravvenzionale di “abbandono incontrollato di rifiuti pericolosi e non pericolosi” e si concluse il 17 giugno 2005. La richiesta del pubblico ministero fu di archiviazione perché “il fatto non costituisce reato“. Inutile stare a cavillare sulle cavillosità giurisprudenziali. Ma proseguiamo.

L’italiano, si sa, è una lingua straordinaria. Il fatto, ossia l’avvenimento, l’azione, il fenomeno, ciò che si compie o si è compiuto. La discarica di rifiuti tossico-nocivi c’è, non perché qualcuno voglia che ci sia, ma perché le prove documentali che sono emerse parlano chiaro. Tuttavia la sua esistenza non ha ne colpe, ne colpevoli. Un miracolo in sostanza, uno schema che potrebbe risultare trascendentale, ma che in realtà è assai semplice. Qualcuno conferì ogni razza di rifiuto in un’area della Marina militare, vista mare. E questo è un fatto. La questione non ha condotto a determinare colpevolezze, secondo l’interpretazione del diritto vigente. Ed è un altro fatto.

La questione, com’è noto, non passò inosservata tanto nelle aule di giustizia quanto in quelle parlamentari. Ma con un comune denominatore: la mancanza di soluzioni, talvolta segnando anche passaggi di totale indifferenza. Quindi, prima di arrivare all’oggi, ripassiamo un po’ di vicende “storiche”.

Al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio, al Ministro della difesa. – Per sapere – premesso che:

  • da alcuni mesi, a la Spezia, risulta avviata un’inchiesta giudiziaria nella quale sono imputati responsabili presenti e passati del locale Arsenale militare marittimo, relativamente a reati ambientali, nella gestione dell’area di deposito di rifiuti, interna all’Arsenale stesso, e denominata «Campo in ferro»;
  • notizie di stampa dei giorni scorsi riferiscono, al riguardo, ampi stralci delle conclusioni di una perizia che l’autorità giudiziaria ha affidato all’ingegner Luigi Boeri, e dalla quale – sempre secondo quanto pubblicato dai giornali emerge una situazione di gravissimo inquinamento da amianto e da sostanze tossiche di varia natura, e persino da rifiuti radioattivi a bassa intensità, inquinamento che sarebbe proseguito per parecchi anni interessando non solo il terreno del predetto «Campo in ferro», ma anche le acque interne dell’Arsenale e il tratto di mare prospiciente del golfo della Spezia;
  • la situazione descritta nella perizia risulta assai più grave di quella – pur preoccupante – che è visibile ad occhio nudo, come l’interrogante ha potuto di persona verificare nel corso di una recente visita, con altri parlamentari al «Campo in ferro», e si comprende bene come sia fonte di preoccupazione sociale in un territorio come quello spezzino dove le vicende dell’area di Pitelli e quelle più recenti dei dragaggi nel Golfo hanno determinato un’accentuata sensibilità alle questioni dell’ambiente e della tutela della salute di chi nella zona vive e lavora;
  • se il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio – a fronte di un aggravamento oggettivo della situazione di inquinamento nell’area del sito di interesse nazionale di Pitelli Golfo della Spezia, non ritenga di accelerare al massimo, reperendo i fondi a ciò necessari, le operazioni di caratterizzazione dell’intero sito, con particolare riguardo alle acque del Golfo, ed il susseguente avvio delle operazioni di bonifica;

se il Ministro della difesa non ritenga, alla luce di fatti come quelli sopra descritti, di prevedere consistenti incrementi delle risorse destinate ad interventi di bonifica da effettuarsi nei siti militari risultati inquinati in maniera rilevante in seguito allo svolgimento di attività riconducibili alle attività di difesa, impregiudicata l’esigenza di accertare eventuali responsabilità interne all’ amministrazione.

on. Egidio Banti
(18 dicembre 2003)

Domandare è lecito, rispondere è cortesia. Tuttavia le richieste del deputato spezzino caddero nel vuoto. Beninteso, non è stato l’unico episodio. Stesso destino tocca all’interrogazione dell’on.Tatiana Basilio, 12 anni dopo. Idem per quella presentata dalla sen. Paola Nugnes, 19 anni dopo. Ma anche un muro di gomma da indicazione dell’aria che tira, soprattutto se questo cela dietro di se un disastro ambientale, senza colpevoli, e le cui soluzioni sono fumose come la ricerca stessa delle responsabilità di chi l’ha creato.

C’è chi ha avuto miglior fortuna, nella misura in cui ottenne una risposta, seppur, per l’appunto, fumosa. Come l’interrogazione a risposta scritta (4-06049) presentata dal senatore comunista Luigi Malabarba, il 4 febbraio 2004, nella seduta n.529. Risposta?

Già in data 19 aprile 2004 si era tenuto un incontro presso la sede dell’Autorità di Governo di La Spezia per individuare gli interventi compatibili con le tipologie di inquinamento e per definire le conseguenti azioni da porre tempestivamente in atto. Nel corso della riunione, è stato fissato un tempo di circa cinque mesi per completare la caratterizzazione della rada del golfo di La Spezia. In particolare, riguardo al comprensorio in questione, il Comando in Capo del Dipartimento marittimo di La Spezia ha già predisposto un progetto preliminare di messa in sicurezza, secondo il «Piano di caratterizzazione» elaborato dal Consulente tecnico di ufficio nominato dalla competente Autorità giudiziaria ed accettato dal comune di La Spezia.

on. Antonio Martino
ministro della Difesa
(30 luglio 2004)

Un anno dopo tocca ad un’altra comunista chiedere conto della vicenda. Si tratta dell’interrogazione a risposta scritta (4-09816) presentata dall’on. Elettra Deiana, il 22 aprile 2004 nella seduta n.455. Ma il titolare del dicastero di turno, compie un rituale usuale: copia/incolla.

Riguardo al compendio denominato «Campo in Ferro», il Comando in Capo del Dipartimento marittimo di La Spezia, dopo aver proceduto allo smaltimento dei materiali giacenti, ha già predisposto il progetto definitivo di messa in sicurezza, secondo il «Piano di caratterizzazione» elaborato dal Consulente tecnico di ufficio nominato dalla competente Autorità giudiziaria ed approvato dal comune di La Spezia in data 30 ottobre 2004. I lavori di bonifica avranno inizio non appena sarà approvato il relativo progetto definitivo; nel frattempo, è stata già appaltata una «geomembrana» per rendere le aree impermeabili agli agenti esterni. Con riferimento alle ipotizzate violazioni alle vigenti normative in materia di tutela ambientale, è in corso un’indagine da parte della Autorità inquirente, per cui stante il segreto istruttorio, non appare opportuno interloquire sull’argomento. L’Amministrazione Difesa ha, tuttavia, provveduto a consegnare alla competente Autorità giudiziaria gli elementi di valutazione necessari all’approfondimento processuale e resta disponibile a fornire, ove richiesto, ogni ulteriore contributo.

on. Antonio Martino
ministro della Difesa
(14 aprile 2005)

Cosa emerge? Che l’allora ministro Martino è sgrammaticato e non sapeva che non si dice “di La Spezia” ma “della Spezia“. Il 26 novembre 2013, seduta n.141, la sen. Cristina De Pietro presenta un’interrogazione a risposta scritta (4-01198). Finita l’epoca del copia/incolla, inizia a dissolversi le nebbie e spunta la pista della stampella dell’Autorità portuale come strumento per sviluppare un’area come Campo in ferro. Cos’è, cosa ci sia e come siano le cose nel Campo in ferro, è materia già ampiamente trattata. Allora che c’è di nuovo? Ecco che veniamo dunque a questioni più recenti, ma sempre opache, per usare un eufemismo. Fine delle puntante precedenti.

24 marzo 2022, iniziano i lavori di una conferenza dei servizi decisoria. Sono convocati dal Comando Marittimo Nord, a discutere dell’approvazione aggiornamento Piano di Caratterizzazione ambientale dell’area denominata “Campo in Ferro”, Regione Liguria (Dipartimento Ambiente e Protezione civile – Settore ecologia), Provincia della Spezia (Servizio ambiente), ARPAL (Settore controlli e pareri ambientali di Levante), comune della Spezia (Servizi Territorio ed Ambiente e ufficio Ambiente), ASL 5 La Spezia, MARIGENIMIL La Spezia ed la società Envitech S.r.l. incaricata da MARIGENIMIL per l’aggiornamento del Piano di caratterizzazione dell’area. Non manca la Prefettura e naturalmente lo Stato Maggiore della Marina.

La parte del Campo in Ferro è una realtà sofferente che deve essere bonificata e quindi la Marina ha avviato con una conferenza di servizi un processo di caratterizzazione dei fondali. Sulla base dei risultati di questo processo e delle analisi che seguiranno, verrà deciso se procedere ad una bonifica completa o ad un contenimento. Questo dipenderà dalla gravità dei dati che dovremo recepire. Dobbiamo ancora decidere se quest’area rimarrà in ambito militare, tutto farà parte di un unico disegno complessivo che è attualmente all’attenzione del Ministro della Difesa.

Amm. di Div. Pierpaolo Ribuffo
comandante Comandante Interregionale Marittimo Nord (2021-2024)
(3 aprile 2024)

Manca qualcuno all’appello, l’Autorità portuale. Non a caso, poiché parrebbe ragionevole che tale organo se ne stia ben alla larga da una noia come una discarica di rifiuti tossici, avendo già a che fare con dragaggi per conto suo. Ma un segnale non tarda ad arrivare.

La situazione mondiale attuale impone la realizzazione del progetto “Basi Blu” e per questo è in corso un’interlocuzione avanzata con la Marina che prevede la bonifica e la restituzione alla città del campo in ferro con la realizzazione di una nuova strada all’interno dell’area militare da Marola al campo in ferro.

Mario Sommariva
presidente Autorità portuale
(6 aprile 2024)

Questione n°1. Trasparenza e democrazia. Pazienza per organi militari, ma le istituzioni locali non avrebbero il dovere di rendere pubblici verbali della conferenza dei servizi? Per saperne qualcosa occorre infilarsi in un dedalo burocratico. Di contro l’amministrazione militare, lascia poche tracce. ID 2159 – MARIGENIMIL La Spezia. Sufficiente per trovare due languidi documenti. Il primo è la determina a contrarre Nr. 198 (13-06-2023), per l’espletamento di apposita gara nelle forme della procedura negoziata senza bando, mediante RdO sul Mercato elettronico della pubblica Amministrazione (MEPA), per l’esigenza “ID 2159 – MARINARSEN – Lavori di completamento ed allacciamento scarichi alla rete fognaria – Base Navale (lato Ovest ed Est) – Smaltimento terreno contaminato”. Spesa presunta: € 223.815,53, oltre I.V.A. al 22% (C.E. 080909 (E.F. 2023) – 011223 (E.F. 2024) – CUP D45I12000100001). Il secondo documento è l’atto autorizzativo Nr. 377 (21-09-2023), con il medesimo oggetto della precedente determina.

Questione n°2. L’aggiornamento del Piano di caratterizzazione dell’area. Molto banalmente, da quando chi inquina si incarica, o meglio è committente, del controllo? In un paese vagamente civilizzato, si presumerebbe che se un soggetto è concessionario di un’area che è fortemente inquinata, si dovrebbe mettere da parte. Dovrebbe rispondere del perché ha combinato quel che ha combinato. E dulcis in fundo il controllo sullo status dell’inquinamento dovrebbe essere affidato ad un organismo terzo. Così, tanto per fugar ogni dubbio sulla sua terzietà e sulla correttezza dei rilievi.

Questione n°3. Cosa verrà caratterizzato. Intanto cerchiamo di uscire da tecnicismi. Il piano di caratterizzazione è lo strumento attraverso il quale si eseguono indagini conoscitive (chimico-fisiche), vengono elaborate per fornire un quadro dell’inquinamento e delle contaminazioni.

Se qualcuno è atterrato da qualche pianeta lontano, Campo in Ferro è una discarica di circa 20.000 m2, in cui sono stati contabilizzati 13.503,349 m3 di materiale stoccato, in cui vennero eseguite (2003) 38 trincee esplorative e 15 sondaggi con pozzi piezometrici per il monitoraggio degli inquinanti. La proposta della conferenza dei servizi rievoca un verso leopardiano, “non so se il riso o la pietà prevale“. Attualmente sono presenti 5 piezometri e ARPAL indica la necessità di indagare tramite trincee. Che fine hanno fatto quelle eseguite 20 anni fa? Evidentemente i monitoraggi, in questi anni, sono stati così alacri, che se necessitano di nuove, quelle vecchie sono inservibili.

Nel 2019 la Procura spezzina riapre le indagini, ma la perizia dei consulenti tecnici, di fatto, quasi cestina le conclusioni dell’indagine precedente, con la probabile superficialità delle rilevazioni e dei sondaggi, limitati al 2% del sito e la straordinaria conclusione secondo la quale i veleni presenti nel Campo in ferro non sarebbero un pericolo. Dalle analisi condotte da ARPAL emerge che, per la matrice del terreno esaminata, non sarebbe possibile effettuare un confronto mirato, tra i risultati ottenuti e quelli della precedente analisi, perché le campionature più recenti sono eseguite ad una quota inferiore (3 m), mentre nel 2004 furono effettuate in trincee, a maggiore profondità. Questa difformità di rilevazione trova spiegazione nella mancata manutenzione dei pozzi piezometrici realizzati nel 2004, oggi inservibili. Tradotto? In 15 anni non è stato fatto alcun monitoraggio o rilevazione dei valori di inquinanti.

Chi è responsabile di queste mancanze? Qui siamo all’apice dell’ipocrisia. Forse nessuno, come i colpevoli del conferimento dei rifiuti in Campo in ferro. La sintesi di questa vicenda, o meglio di questo capitolo, è che ogni forma di coinvolgimento della comunità, che avrebbe molti elementi per essere parte in causa, dal rispetto della salubrità. Al tempo stesso, occorre ricordare che “la Marina militare ha da sempre avuto attenzione al rispetto dell’ambiente e alla diffusione di un’educazione marinara volta al rispetto e alla valorizzazione del mare, come importante risorsa per un paese peninsulare come l’Italia e palestra naturale di vita“.

In questo mare, secondo la relazione di prefattibilità ambientale del programma basi blu ampiamente inquinato, più che in tempesta, c’è chi non molla la presa.

Non più di un anno fa abbiamo provato ad avere un’interlocuzione con l’amm. Ribuffo ed è stata sempre rimandata alle calende greche, finché alla fine non l’abbiamo avuta. Noi lo volevamo presente al convegno sulle aree militari e non venne.

prof. Roberto Centi
consigliere regionale LeAli – Lista Sansa
(3 aprile 2024)

Nel frattempo l’Amm. di Div. Pierpaolo Ribuffo ha lasciato l’incarico di comandante del dipartimento Marina Nord, proseguendo la sua brillante carriera. Chissà che il nuovo comandante non cambi rotta. Chissà se pregiudizi e cattive abitudini saranno spazzate via. Si dovrebbe dare il beneficio del dubbio a chiunque, ma viste le prime dichiarazioni, sorge un legittimo dubbio che l’ispirazione sia di germiana memoria.

La mia intenzione è quella di girare per i sedimi della Marina Militare quanto prima e rendermi conto di quanto è stato fatto ed avviato e poi continuare il lavoro intrapreso per conseguire gli obiettivi della Forza Armata. Lavorerò in stretta sinergia con le Istituzioni e con il territorio mantenendo il legame stretto tra la Marina Militare e la comunità spezzina

Amm. di Div. Flavio Biaggi
comandante Comandante Interregionale Marittimo Nord
(3 aprile 2024)

In cauda venenum, due fatti. Il primo, per avere una visione globale del tema. Il processo per disastro ambientale, svoltosi a Cagliari, ha visto assolti i generali a processo. La Procura della Repubblica aveva rilevato un grave stato di devastazione, in un’area di tre chilometri quadrati situata all’interno del poligono di Teulada. Tra il 2008 e il 2016, in questa zona sono stati sparati 860.000 colpi di addestramento e 11.875 missili, per un totale di 556 tonnellate di materiale bellico. Nessuno è colpevole. Come per il Campo in ferro, come per Pitelli, come pet tanti altri disastri ambientali, molti dei quali perpetrati in perimetri militari, territorio dello Stato.

Il secondo, per ritornare da dove siamo partiti. Il 12 giugno 2002 (avete letto bene, 2002!) fu presentata una proposta.  Un caso, che le indicazioni di analisi eseguite, sono proprio in corrispondenza di tale proposta. Non una parola sulla bonifica dei veleni, che già allora erano presenti in Campo in ferro, ma mera speculazione su un bene comune, meglio noto come mare. Un leitmotiv che negli anni si è sviluppato. Non vi allarmate, ci vediamo tutte/i al Blue Festival!
progetto Cadimare

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L'ultimo arrivato!

Questo bellissimo saggio ci racconta come la cultura di guerra e di morte genera gli stessi mostri in tutto il Paese: pessimismo, obbedienza, passività, senso di sconfitta, conformismo, opportunismo, clientelismo. Figli di un dio minore, vittime e colpevoli allo stesso tempo dei propri mali. Politici e rappresentanti istituzionali fotocopia. Iene e sciacalli ai banchetti delle opere pubbliche e gattopardi perché cambi tutto purché non cambi nulla.

Lo scenario che ci delinea e ci offre queste pagine che seguiranno è certamente doloroso, tragico, inquietante, ma in questo suo coraggioso e generoso atto di denuncia traspare sempre lo smisurato amore per La Spezia, per il suo Golfo, il suo Mare. Pagine e immagini che feriscono il cuore ma in cui respiriamo ancora speranza ed utopia. Che un’altra città sia davvero ancora possibile, viva, libera, aperta, felice. Un laboratorio di Pace.

Antonio Mazzeo

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