Non è consentito a tutti andare a Corinto
Se qualcuno avesse mai letto i classici, saprebbe che non è consentito a tutti andare a Corinto e, forse, oggi non staremo a cavillare su quello che ha tutte le caratteristiche di un altro pasticciaccio brutto. Battute a parte, la storia, passata eufemisticamente un po’ in sordina, ci aiuta a puntare sulle nudità del re. Ma di che stiamo vaneggiando? Gli indizi sulla sparizione dell’occupazione pubblica dell’Arsenale spezzino ci sono da tempo. La più recente menzogna del programma Basi blu pare non regga la prova dei fatti, ma solo quella della propaganda. Nonostante i tentativi di far riaffiorare i fasti arsenalizi, numeri alla mano si palesa come esercizio di pura ipocrisia, i fatti, ancora una volta, raccontano di come la spesa pubblica trovi un buco nero nel suo incedere.
Il protagonista di questa storia è Nave Palinuro. Per chi non lo sapesse, si tratta di una goletta, armata con tre alberi, dotata di scafo in acciaio chiodato, suddiviso in tre ponti. Nave Palinuro, di base alla Maddalena, (secondo la sua scheda, ma riportata in forze al COMDINAV UNO) svolge due compiti principali: “offrire il supporto necessario alla formazione degli allievi sottufficiali e contribuire alla proiezione d’immagine della Marina Militare“. Il primo obiettivo si realizza durante le campagne d’istruzione annuali, quando a bordo della nave imbarcano, in aggiunta all’equipaggio, ci sono gli allievi della Scuola sottufficiali di Taranto (Mariscuola Taranto). Il contributo promozionale e di proiezione d’immagine della Marina Militare si manifesta principalmente durante le soste nei porti nazionali ed esteri, nelle quali la nave testimonia, verso la popolazione e le autorità locali, le più antiche tradizioni della marineria italiana.
E qui casca l’asino, anche se dato il contesto marinaresco, seppur l’animale sia contestuale, stride un pochino. Nonostante Nave Palinuro viaggi “Faventibus ventis” (il suo motto è, per l’appunto, “Con il favore dei venti“), è protagonista di un incidente curioso. Se non curioso, un’episodio che, in qualche modo, potrebbe metter a rischio il contributo promozionale e d’immagine di chi la governa.
2023. Fine di agosto, il Palinuro ha in programma Grecia, Turchia e Cipro. Andata e ritorno, sono previsto due passaggi nello spettacolare Canale di Corinto, un pertugio che consente di evitare il periplo del Peloponneso, attraverso una scorciatoia scavata nella roccia. Circa 6 chilometri, tra pareti rocciose, che nel punto più stretto misura solo 25 metri. Secondo gli esperti, la navigazione in questa gola è un’operazione complessa. Ancor più per una nave monoelica e con di timone manuale. Per molti ma non certo per un popolo di poeti. di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, ma soprattutto di navigatori. Ai posti di manovra! Bracciare i pennoni di punta alla marca! Calare i palischermi!
Nonostante la perizia, l’arte marinara ed il fatto che non fosse la prima traversata, il Palinuro, al rientro, ne esce malconcio. A nulla sarebbero valse la rotazione degli alberi per posizionarli in modo che i pennoni avessero il minor ingombro possibile, in larghezza. Così come a poco parrebbe sia valsa la messa a mare delle imbarcazioni a remi in dotazione, per ridurre ancor di più gli ingombri laterali. Morale della favola, le poche indiscrezioni racconterebbero di un serio danneggiamento di almeno uno dei palischermi. E non solo.
Secondo la parziale documentazione dei Contratti avviati e conclusi nell’Anno 2023, Nave Palinuro, per spese di campagna, di rappresentanza, minuto mantenimento, viveri mensa, viveri fuori stivaggio locale, pesa circa 200 mila euro sulle casse pubbliche. Tutto a meno di manutenzioni e salvo imprevisti. Ma se scartavetri lo scavo sulle verticali rocce del canale di Corinto, si passa ai box, pardon ai bacini e poi alla cassa.
Manutenzione ordinaria dell’alberatura e di tutta l’attrezzatura marinaresca. E fin qui. Manutenzione programmata dell’impianto di propulsione, il rinnovamento dei principali impianti del sistema di piattaforma (dissalatore ad osmosi inversa, condizionamento, trattamento rifiuti, impianti ad acqua dolce). E anche qui, siamo sull’ordinaria manutenzione dell’unità navale. Ma in cauda venenum ecco le “manutenzioni correttive” per la ricostruzione di due palischermi lance a remi, il ripristino parziale del trattamento superficiale dell’opera viva (carena) e dell’opera morta, quello localizzato dell’integrità strutturale dello scafo limitatamente ad alcuni elementi di rinforzo ed al fasciame. La sosta per i lavori al Palinuro passa nientemeno che per l’Arsenale spezzino. 5 mesi, dalla seconda metà di dicembre 2023 al 15 maggio 2024.
Nonostante gli spargitori di menzogne provocatorie, pacifinti murativivi e quant’altro che continuano a blaterare sul declino dell’Arsenale spezzino, le attività di manutenzione si sarebbero dovute svolgere proprio alla Spezia. Ma non si fa tempo a battersi il petto, a recitare un mea culpa, mea maxima culpa, che ecco sbucare l’appalto, anzi l’avviso esplorativo. Oggetto della curiosa indagine di mercato (nr. RCLE/2023/09 del 14/11/2023) è la verifica di infungibilità/esclusività propedeutica all’acquisizione di servizi, con procedura negoziata, senza previa pubblicazione del bando di gara. Ricasca l’asino. In buona sostanza non c’è possibilità alcuna che la struttura arsenalizia possa provvedere alle riparazioni. Semplicemente perché non c’è ombra di operai in grado di farlo. Dunque, si ricorre al mercato, per una spesa complessiva di 3.580.000 euro.
Ricapitoliamo. Nave Palinuro attraverso il canale di Corinto. Buona la prima, ma al ritorno non vedono il muretto e fanno la fiancata. Nulla di grave, tanto paga il contribuente, soprattutto per una nave di rappresentanza che non può portare l’italica marinara virtute con i bozzi sulla carena. Stop in arsenale. Ma alla Spezia, non essendoci l’ombra di un operaio in grado di metterci mano, ci pensa il privato. E fin qui, diranno i miei 25 lettori, dove sta la novità? Al di là del ripetere una realtà che pare venga ignorata dalla classe dirigente, al netto della retorica e delle promesse, c’è di più e forse di peggio.
Circa 4 mesi prima, la stessa struttura di MARINARSEN La Spezia pubblica un avviso esplorativo riguardo al Palinuro (nr. RCLE/2023/05 del 21/07/2023). Si tratta di 6 mesi di sosta (dal novembre 2023 ad aprile 2024) per interventi di manutenzione preventiva ed ammodernamento: 900.000 euro. In questo avviso non si parla di danni subiti. E come potrebbe essere, vista la data antecedente al sinistro? Quindi emerge il primo dato. Se prima dell’incidente si sarebbe speso A in manutenzione e dopo risulterebbe una spesa B, B-A = C, costo della riparazione del danno. Ed ecco che il sinistro, con le pareti del canale di Corinto, ammonterebbe a circa 2.680.000 euro. Non so con chi sia assicurato il Palinuro, ma temo che il prossimo anno potrebbe scattare la classe di merito. Ma non ne facciamo una colpa. A chi non capita di farsi un cordolo un po’ più altino? Andiamo avanti.
Seconda questione. L’avviso esplorativo fornisce non pochi interrogativi. Al netto della cifra, cosa cambia nell’arco di 4 mesi? La descrizione delle prestazioni per esempio. Il lotto 1 passa da “Attività di ammodernamento impianti del sistema di piattaforma” ad “Attività di ripristino efficienza impianti del sistema di piattaforma e di comunicazione”. Il lotto 3 da “Attività di ammodernamento/revisione degli impianti del sistema di comunicazione e radio-radar” a “Attività di ammodernamento e manutenzione correttiva“.
Curioso che l’Arsenale Militare Marittimo intenda avviare una consultazione preliminare, allo scopo di informare il mercato circa le proprie intenzioni di acquisto. Curioso anche che inviti gli operatori economici a suggerire e dimostrare la praticabilità di soluzione alternative in merito alla richiesta. Parole impresse, nero su bianco, in un documento ufficiale (anzi due, perché ribadito nella seconda versione). Non si tratta di un foglio qualsiasi, ma di un passaggio importante nel processo di acquisizione di beni, servizi o lavori da parte dell’ente pubblico. Tale procedura dovrebbe essere utile per raccogliere informazioni preliminari e preparare una gara d’appalto più efficace e competitiva. Salvo errore, tuttavia di gara non vi è traccia.
Terzo elemento. Proseguendo nel documento di avviso (e quello successivo in copia conforme) si arriva al capitolo 4: operatore economico individuato. Le premesse sono d’obbligo. Le criticità a cui si va incontro qualora si voglia operare sul Palinuro vengono elencate minuziosamente: tipologia interventi, età, peculiarità che richiedono elevato livello di conoscenza degli impianti di bordo e delle clearance di accesso alla documentazione progettuale, ecc.. Ciò comporterebbe criticità su interventi pressoché continui, tesi al superamento dell’obsolescenza tecnologica e per la redazione del piano manutentivo e di tutta la documentazione progettuale. Non solo. L’operatore economico individuato stesso è soggetto a vincoli. In sintesi? Serve un unico operatore. Tutto ciò premesso (e anche di più), l’unico soggetto in grado di garantire il successo dell’impresa per qualità ed efficacia, nell’ambito delle tempistiche e delle risorse assegnate, sarebbe la società Fincantieri Spa.
Allora, perché pubblicare un avviso esplorativo? E soprattutto perché passare al capitolo successivo, requisiti richiesti quando sono stati ampiamente dettagliate le condizioni che obbligherebbero ad affidare la commessa? La pantomima prosegue con il capitolo modalità di presentazione delle manifestazioni di interesse. Chi invia manifestazioni quando c’è un capitolo che sostanzialmente assegnerebbe l’appalto?
Domande che cadranno nel dimenticatoio e nella selva burocratica, ma che potrebbe suscitare qualche dubbio. Finita la saga? Parrebbe di no. Almeno quella degli interrogativi. Perché i dubbi ci assalgono vedendo che nell’agosto 2022, quindi circa un anno prima dei fatti finora narrati compare la pubblicazione di una gara d’appalto con i suoi bei verbali di assegnazione. Oggetto? Nave Palinuro! Il decreto di aggiudicazione (n°66/2022) riguarda la gara per l’ammodernamento dell’attrezzatura marinaresca e degli arredi in legno dell’alberatura: 352.200 euro. Ad ottobre è pubblico il decreto di aggiudicazione (n°99/2022), per l’ammodernamento progressivo programmatico 2022-2023: 527.000 euro. Cos’hanno in comune queste due procedure? La firma del dirigente, ça va sans dire, ed il Raggruppamento Temporaneo di Imprese (RTI) che in entrambe i casi ne è aggiudicatario. Nulla si sa, invece, della gara per il rinnovamento mediante fornitura ed applicazione del ciclo di carenamento. Pochi spiccioli.
Al di la dei costi per rimettere in piedi il buon vecchio Palinuro, al soglio delle sue 90 candeline, i pasticci sui moli potrebbero iniziare ad essere una regola e non un’eccezione. Moli, manutenzioni, fino ad arrivare alle questioni legate al disarmo ed alla dismissione delle unità navali, i dubbi che emergerebbero sono sempre più delle certezze che si diradano. Che le nebbie avvolgano pure la gestione della manutenzione delle unità? Non disperiamo. In fondo andar a cozzar contro le rocce greche è un modo per incrementare il lavoro, l’occupazione, la produzione. Uno sforzo “necessario alla formazione degli allievi sottufficiali ed a contribuire alla proiezione d’immagine della Marina Militare“.
Diruit, aedificat, mutat quadrata rotundis.
[Demolisce, edifica, muta qual che è quadro in rotondo].Quinto Orazio Flacco
Epistole (I, I, 100)