La base dalle mille balle blu
Blu, blu, mille balle blu blu, la base dalle mille balle blu. Il progetto di ampliamento e di adeguamento agli standard NATO della base spezzina parrebbe l’anatomia di una menzogna, o se preferite un castello di carta pagato dal contribuente che sta in piedi con l’ipocrisia, è ormai nell’ordine delle cronache. Effettivamente, se i cittadini e le cittadine sapessero chiaramente come lo Stato ha deciso di spendere le sudate tasse, e con che conseguenze, per chi costruisce le proprie esistenze su carriere istituzionali, diventerebbe un bel problema.
Quindi non resta che evitare ogni confronto possibile, fare qualche meme sui social e tenere un profilo basso. Anzi mantenere costante il livello di menzogne. Se questo atteggiamento fosse di un singolo, potremmo additarlo come unicum. Se la questione fosse semplicemente circoscrivibile ad esponenti delle forze armate, rientrerebbe in una bugia già ampiamente svelato. Ma quando la menzogna si perpetra dalla rappresentanza istituzionale fino ai quadri di partito, allora ci troviamo davanti ad una vera e propria linea politica: mentire, mentire ed ancora mentire.
Possiamo sperare che leggano un libro? Sorge qualche dubbio. Possiamo allora auspicare che leggano qualche atto, qualche documento, qualche scheda tecnica. Ma anche su questo punto i dubbi che sorgerebbero non sarebbero pochi. Dunque si limitano a ripetere a pappagallo le schede informative che vengono dal ministero? E’ un’opzione plausibile. Veniamo all’anatomia della menzogna. Su basi blu è affidata all’intervista, parabordo, del coordinatore provinciale spezzino di quelli che sembrerebbero esser divenuti bugiardi d’Italia.
Davide Parodi, classe ’72 ed una fitta carriera amministrativa che lo accompagna a quella politica ad arrivar al ruolo di coordinatore provinciale spezzino di Fratelli d’Italia. Consigliere in comune, prima a Castelnuovo Magra (1995-99), poi ad Ortonovo (02-07), infine a Luni (12-17) e consigliere provinciale dal 2002 al 2012. Nell’aprile 2013 la Corte dei Conti gli contesta i rimborsi ricevuti per le dichiarate mancate prestazioni lavorative, per assolvere ai compiti istituzionali in Provincia. Secondo la magistratura contabile la documentazione esibita da Parodi, per il rimborso, era truffaldina. La Guardia di Finanza accertò che il rapporto di lavoro tra Parodi e l’azienda di cui risultava dipendente, fosse di fatto inesistente e che, quindi, i danari pubblici, erogati dalla Provincia a Parodi non erano dovuti. Oltre al danno erariale di 44.500 euro, gli inquirenti indagarono sui rimborsi dei viaggi effettuati quando, secondo le accuse, Parodi avrebbe avuto una finta residenza ad Ortonovo.
Ma veniamo alla narrazione collodiana della base che qualcuno vedrebbe blu ed alla sua, chiamiamola esegesi, o se preferite, in un linguaggio più tecnico, sputtanamento.
Fase 1. Non entrare mai nel merito delle questioni
Nelle cronache di questi giorni ho letto pretestuose ricostruzioni del progetto Basi Blu da esponenti dell’opposizione i quali, travolti dalla smania di trovare visibilità, non hanno lesinato sciocchi e immotivati attacchi alla forze di maggioranza alla Spezia e nel Paese.
Al netto del fatto che, salvo alcuni lodevoli e documentati casi, non è apparso un fuoco di fila, quel che è rimarchevole è l’assoluta assenza di chiarezza. Questi attacchi in cosa sarebbero sciocchi? In cosa immotivati? E le ricostruzioni in che modo sarebbero pretestuose? Domande che cadono nel vuoto per il semplice motivo che la tecnica è antica: sminuire ogni forma critica, tentando di ridicolizzarla, senza mai entrare nel merito, senza mai dire perché sia ritenuta, legittimamente, sciocca, pretestuosa o immotivata. Ve lo immaginate un atteggiamento simile in un confronto pubblico? Uno dei motivi per cui questa classe dirigente non si è mai presentata pubblicamente ad affrontare le questioni. Ma andiamo avanti.
Fase 2. Giustificare 354 milioni di euro
Il progetto basi blu che sta sviluppando il Governo Meloni, si pone quale obiettivo l’ammodernamento delle infrastrutture di ormeggio e dei servizi delle basi navali della Marina Militare italiana, al fine di assicurare la disponibilità di nuovi posti di ormeggio idonei ad accogliere Unità Navali maggiori di nuova generazione. La realizzazione delle opere di ammodernamento del programma consentirà di adeguare le infrastrutture nazionali ai nuovi standard e consentirà di ospitare periodicamente gruppi navali Nato o di paesi alleati.
Nell’unico impeto di onestà intellettuale (perdonate i termini), ossia nel dire effettivamente la sostanza del progetto basi blu, non si può non notare certi sfondoni. Il primo lo compie per tifoseria. Il governo Meloni non ha sviluppato un granché. Il programma è in essere dal 2017 a dimostrazione che si tratti di una scelta trasversale a ben 3 ministeri della Difesa: Pinotti, Trenta, Guerini, come dimostrato dai vari Documenti Programmatici Pluriennali. Certo è che Crosetto non può che averci messo il suo carico, con un aumento degli stanziamenti: da 900 milioni a 1,76 miliardi di euro.
Secondariamente, ma non per importanza, occorre prendere atto che dopo mesi e mesi di “rimpiattino”, il re è nudo. L’oggetto del progetto è l’adeguamento agli standard NATO, così il coordinatore spezzino di Fratelli d’Italia loda la prospettiva di ospitare gruppi navali NATO o di paesi alleati. E’ un passo in avanti che, in questo caso, da la misura della conoscenza della questione. Perché evidentemente Parodi è a conoscenza del fatto che periodicamente, anche in questo stato di cose, ormeggiano nella base spezzina equipaggi del Qatar.
Fase 3. Confondere mele con pere
Nella fattispecie per l’arsenale della Spezia verrà incrementata la ricettività della base navale con attività infrastrutturali che prevedono il dragaggio dei fondali, la ristrutturazione degli approdi esistenti e la creazione di nuovi moli. L’aumento del numero di ormeggi prevede l’adeguamento di impianti elettrici, idrici, dati e di imbarco combustibile. Come già specificato dall’On Maria Grazia Frijia che ne se segue attentamente l’iter, per La Spezia si tratterà di cantieri che l’arsenale militare non vedeva dai tempi delle ricostruzioni post belliche.
Cosa c’entra basi blu con l’Arsenale? Con buona pace per Parodi & c. nulla. E in questa contraddizione ci casca con tutte le braghe, o forse sarebbe meglio dire che tenta di farci cascare i cittadini. Tant’è che in Arsenale non ci sono moli (ma banchine) e non c’è nessun fondale da dragare (a differenza della darsena Duca degli Abruzzi). E’ vero che verranno adeguati gli impianti, peccato che si dimentichi di dire come. Per esempio, sarebbe disdicevole ammettere il favore a riattivare tre serbatoi di carburante, per complessivi 20 mila metri cubi, sotto le case della gente. Quindi glissa. Ma da una mezza verità segue un’altra balla.
Quando l’on.Frijia avrebbe seguito l’iter di basi blu? Per farlo, ricordandoci che si tratta di un percorso assai articolato, basta fare un post sui social? Tuttavia, negli atti, la deputata-vicesindaca spezzina, si guardi il caso dello stesso partito del Parodi, non ha seguito un atto che uno. Banalmente perché fa parte della commissione Trasporti e non di quella Difesa. Per la cronaca deputata e coordinatore provinciale, oltre al medesimo partito condividono esperienze amministrative, ma soprattutto giudiziarie.
Questa è una storia di bugie, non di gatti e volpi, tuttavia è opportuno ricordare che anche Maria Grazia Frijia ha avuto a che fare con la magistratura contabile, quando nel gennaio 2022 fu condannata per danno erariale.
Fase 4. Una mare di retorica (blu)
Con questa operazione la Marina Militare tornerà a offrire notevoli ritorni industriali in settori quali l’edilizia, l’impiantistica e l’alta tecnologia. Un programma particolarmente innovativo che coinvolgerà aziende nel progetto di “arsenale del futuro” annunciato dal ministro della Difesa Guido Crosetto. Unitamente al neonato Polo della dimensione subacquea, l’arsenale 5.0 dovrà creare un servizio unico; una svolta importante, adeguata, che proietta le strutture militari che insistono nella nostra città e la città stessa nel futuro.
Quale sarà il ritorno economico per il territorio? Già nella progettazione si naviga su altri lidi. Il 12 gennaio 2023 fu aggiudicata la gara d’appalto per la progettazione definitiva dell’adeguamento della base spezzina agli standard NATO. BTP Infrastrutture S.p.A (con uffici a Roma, Milano e una branch a Tripoli), AICOM S.p.A. (con uffici a Firenze, Roma, Milano e Lecce), MODIMAR S.r.l (Roma), SEACON S.r.l (Roma), REACT Studio S.r.l (Roma) e GEOTER S.r.l. (Brescia). Tutte realtà che hanno il loro know how sul territorio, ma non spezzino.
Dove sarebbe l’innovazione? Nel fatto che l’unico apporto di sostenibilità sia la pensilina fotovoltaica del parcheggio, come ampiamente riscontrabile dalla relazione Illustrativa di 43 pagine e dalla relazione Tecnica di 48 pagine? Che per fare 3 nuovi moli si asporterà circa 400mila metri cubi di fanghi inquinati, tombandoli in casseri con tecnologie note all’inizio del secolo, come ampliamente documentato nella relazione di prefattibilità ambientale di 23 pagine o nelle tavole grafiche dei dragaggi previsti, delle nuove opere previste o in quella delle tipologie di strutture progettate? Questo Parodi non lo precisa. Forse perché non ne è a conoscenza, o forse perché se lo sapesse termini come innovazione non gli consentirebbero di mentire, sapendo di mentire.
Infine, come chiunque l’abbia preceduto, mischia le carte, confondendo i destini di un’ex fabbrica, l’Arsenale, con quelli della base navale. Allora provo a spiegarglielo in modo semplice. In Arsenale c’erano officine (che oggi non esistono più) per la produzione ed la manutenzione delle unità navali. Nella base ci sono solo le infrastrutture che consentono l’ormeggio ed lo stazionamento delle unità.
Ma che i destini dell’Arsenale vadano verso la privatizzazione non è notizia comparsa sulla Pravda. A comunicarlo è un’azienda interessata: Thales. Un colosso francese, leader nella produzione di strumentazione radar. In una nota stampa, l’azienda transalpina comunica al mondo, ed anche alla comunità spezzina (sindaco, sindacati e via discorrendo), che costituirà un centro di manutenzione proprio nell’area arsenalizia, che sarà perno della consolidata partnership con la Marina Militare italiana. Un occasione unica per offrire maggiore vicinanza e reattività agli utenti finali. L’azienda di Courbevoie è produttrice, tra le altre cose, del radar S1850M, in dotazione alle unità FREEM classe Orizzonte.
Se non bastasse tocca ad Orizzonte Sistemi Navali (Fincantieri 51% e Leonardo 49%) che ha firmato, con la Direzione degli Armamenti Navali del Segretariato Generale della Difesa, l’accordo quadro di Mantenimento in Condizioni Operative per la portaerei Cavour e, udite udite, i cacciatorpediniere classe Orizzonte Andrea Doria e Caio Duilio della Marina Militare. Circa 190 milioni di euro fine al 2028. Fincantieri non specifica dove svolgerà le sue attività manutentive. E’ presumibile che utilizzerà gli stabilimenti più prossimi alle basi di istanza delle unità interessate. Leonardo invece specifica che le manutenzioni avverranno nelle basi di riferimento (La Spezia e Taranto). Ora a Taranto hanno ancora un arsenale, è ragionevole presupporre che tali manutenzioni avverranno nei luoghi preposti. Alla Spezia è immaginabile che avverranno in banchina.
Tutto questo proietta la città nel futuro? Strana considerazione sulle prospettive degli anni avvenire. In attesa che l’opposizione a certa politica si intensifichi, non ci resta che disvelarne le menzogne.