Hic Base blu, hic salta
Il governo Meloni presenta alle commissioni parlamentari la richiesta di ri-finanziamento del programma basi blu, hic Base blu, hic salta. Si tratta dell’Atto del Governo n° 111, denominato “Schema di decreto ministeriale di approvazione del programma pluriennale di A/R n. SMD 06/2023, denominato “Basi Blu”, relativo all’adeguamento e ammodernamento delle capacità di supporto logistico delle basi navali della Marina militare“. L’iter è stato assegnato il 16 gennaio 2024 alla IV commissione Difesa e alla V commissione Bilancio e Tesoro della Camera dei deputati. Scadenza il 25 febbraio 2024. Ma non solo. L’iter è stato assegnato, ça va sans dire, anche al Senato della Repubblic. 3ª commissione Affari esteri e difesa e 5ª commissione Bilancio e tesoro. Il 24 gennaio, in commissione Bilancio, discussione in sede consultiva per pareri al Governo.
Chi non avesse letto Il golfo ai poeti, no basi blu, potrebbe dunque avvalersi dello spoiler parlamentare. Finalmente, direbbe lo scrivente. Ma andiamo con ordine. Il dato che salta all’occhio è innanzitutto la trasversalità. Il terreno fu preparato (ossia il primo finanziamento) dalla maggioranza parlamentare che sosteneva i governi Renzi/Gentiloni. Ora la palla passa al centrodestra. Qualche maligno potrebbe osservare, che se il Pd non ha mai portato in aula la discussione su Basi blu, il centrodestra lo fa. Magari per ratificare le scelte degli stati maggiori.
Altro aspetto. Nella nostra democrazia il Codice dell’ordinamento militare prevede che atti simili del governo (gli schemi di decreto concernenti i programmi finanziati attraverso gli ordinari stanziamenti di bilancio e non riferiti al mero mantenimento delle dotazioni o al ripianamento delle scorte) vengano trasmessi alle Camere, ai fini dell’espressione del parere delle Commissioni competenti. I pareri devono essere espressi entro quaranta giorni dalla data di assegnazione.
Qualora non intenda conformarsi alle condizioni formulate dalle Commissioni competenti, ovvero quando le stesse Commissioni esprimano parere contrario, il Governo trasmetterà nuovamente alle Camere lo schema di decreto corredato delle necessarie controdeduzioni, per i pareri definitivi delle Camere da esprimere entro trenta giorni dalla loro assegnazione. In tal caso, qualora entro il termine indicato le Commissioni competenti esprimano parere contrario a maggioranza assoluta dei componenti, motivato con riferimento alla mancata coerenza con quanto previsto nel Documento programmatico pluriennale della difesa (DPP) di cui al comma 1 dell’articolo 536 del Codice dell’ordinamento militare, il programma non potrà essere adottato. In ogni altro caso, il governo potrà invece procedere all’adozione del decreto.
La scheda dell’atto governativo non fa che riproporre una litania e l’unica verità. La realizzazione di tali opere, consentirà alla nostre basi di avere una minore impronta ambientale. Quale? Non è dato saperlo salvo metter mano al progetto preliminare che ha dato vita alla gara d’appalto per la progettazione. Alla Spezia, l’unico aspetto di “minore impatto” sarà una pensilina di un parcheggio, con coperture fotovoltaiche che produrranno 0,8 MW di energia elettrica a 220 V. Per tutto le criticità ambientali in essere, non vi è menzione alcuna. Anzi. Il dragaggio di un fondale altamente inquinato, lo stoccaggio ed il riutilizzo di tali fanghi, non fa supporre nulla di buono. Tuttavia c’è anche del vero: adeguarsi ai nuovi standard della NATO, consentendo di ospitare gruppi navali dell’Alleanza o di altri Paesi alleati. Insomma una prospettiva invitante per il golfo dei poeti, divenire un hub NATO, in tempi di guerra.
Oltre all’atto del governo n°111, l’unica traccia di Basi blu, nell’iter democratico parlamentare della XIXa legislatura, è un paragrafo del famigerato Documento programmatico pluriennale della difesa. Pag,169:
Mercoledì 31 gennaio 2024, V COMMISSIONE PERMANENTE (Bilancio, tesoro e programmazione) della Camera dei deputati. L’on. Andrea TREMAGLIA (FDI) è relatore dello schema del decreto. Proviamo a sintetizzare il suo intervento, rintracciabile negli archivi parlamentari.
La Commissione Bilancio è chiamata a esprimersi sul provvedimento ai fini della trasmissione di rilievi sui profili di natura finanziaria alla Commissione Difesa, alla quale il provvedimento è assegnato in sede primaria. Tanto premesso, fa presente che la relazione illustrativa, redatta dallo Stato maggiore della Difesa e allegata allo schema di decreto in esame evidenzia che il programma pluriennale riguarda l’adeguamento della capacità di supporto logistico delle Basi navali principali di Taranto, La Spezia, Augusta, nonché quella delle Basi secondarie e di supporto logistico di Brindisi, Messina, Cagliari, Ancona, Venezia, Napoli e Livorno, in termini sia di spazio disponibile per l’ormeggio in banchina sia di impianti destinati a fornire i principali servizi.
Per quanto riguarda i profili di carattere finanziario, Tremaglia segnala che il programma pluriennale in esame reca un costo complessivo di 1.760 milioni di euro, di cui 203 milioni di euro sono stati già impegnati con le delibere CIPE (n. 51 del 2020 e n. 47 del 2021), mediante utilizzo delle risorse afferenti al Fondo per lo sviluppo e la coesione nell’ambito del contratto istituzionale di sviluppo per l’area di Taranto.
Lo schema di decreto in esame, secondo quanto espressamente previsto nelle premesse del provvedimento, ha ad oggetto la prima fase del programma, che comporta una spesa pari a 559,36 milioni di euro. L’avvio della prima fase era previsto nell’anno 2023 e dovrebbe concludersi nel 2033 e che tale fase è finanziata a valere sugli stanziamenti disponibili a legislazione vigente nell’ambito dei capitoli di investimento del bilancio del Ministero della difesa attraverso le seguenti modalità:
- 9,44 milioni di euro per il 2023
- 7,01 milioni di euro per il 2024
- 18,68 milioni di euro per l’anno 2025
- 14,97 milioni di euro per l’anno 2026
- 41,84 milioni di euro per il 2027
- 85,89 per l’anno 2028
- 63,28 milioni di euro per il 2029
- 50,28 milioni di euro per l’anno 2030
- 128,59 milioni di euro per il 2031
- 32,28 milioni di euro per l’anno 2032
Tali risorse rientrano nell’ambito di cui all’articolo 1, comma 140, della legge di bilancio per il 2017, assegnate al Ministero della difesa. Rammenta che le risorse a tal fine utilizzate risultano allocate sul piano gestionale n. 26 del capitolo 7120 dello stato di previsione del Ministero della difesa, al quale, nell’ambito del bilancio dello Stato per il triennio 2024-2026, risultano assegnati 8.475.041 euro per il 2024, 68.827.003 per il 2025, 12.271.482 euro per il 2026.
Nell’ambito delle risorse di cui all‘articolo 1, comma 1072, della legge di bilancio per il 2018, assegnate al Ministero della difesa risultano:
- 5,80 milioni di euro per il 2024,
- 14,20 milioni di euro per il 2025
- 12,10 milioni di euro per il 2026
- 40 milioni di euro per il 2032
- 31 milioni di euro per il 2033
Come precisato nella scheda tecnica, rammenta che le risorse a tal fine utilizzate risultano allocate sul piano gestionale n. 31 del capitolo 7120 dello stato di previsione del Ministero della difesa, al quale, nell’ambito del bilancio dello Stato per il triennio 2024-2026, risultano assegnati 52.621.188 euro per il 2024, 38.667.906 per il 2025 e 20.000.000 euro per il 2026; per 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2032 e 2033 mediante utilizzo delle risorse allocate sul piano gestionale 20 del capitolo 7120 dello stato di previsione del Ministero della difesa, al quale, nell’ambito del bilancio dello Stato per il triennio 2024-2026, risultano assegnati 462.148.589 euro per il 2024, 326.321.422 per il 2025 e 151.460.000 euro per il 2026.
Specifica che il completamento del programma, per il restante valore previsionale complessivo di 997,64 milioni di euro, sarà realizzato attraverso successivi provvedimenti che, nel rispetto di una logica incrementale e progressiva, potranno essere contrattualizzati subordinatamente al loro eventuale finanziamento. A tale proposito, rileva che, a differenza di quanto specificato dal Governo in occasione di precedenti provvedimenti di analogo contenuto, secondo quanto indicato nelle premesse dello schema di decreto, oggetto di approvazione sarebbe il programma pluriennale nella sua interezza e non invece la sola prima fase del programma stesso. Sul punto, ritiene opportuno, in analogia ai richiamati precedenti, esplicitare che il completamento del programma pluriennale formerà oggetto di uno o più successivi schemi di decreto che verranno sottoposti alle Camere, una volta reperite le necessarie risorse finanziarie, al fine di consentire la verifica in sede parlamentare della relativa copertura. Al riguardo, appare quindi necessario acquisire l’avviso del Governo.
In caso di un superamento del limite di spesa previsto per la prima fase, l’integrazione si provvederà con un nuovo decreto, con il medesimo iter di quello attualmente in esame. Tuttavia l’on. Tremaglia si accorge anche delle lancette che corrono. “Considerato che il 2023, anno in cui si prevede l’avvio del programma, è ormai concluso, si ritiene necessaria una conferma da parte del Governo in merito al fatto che il mancato utilizzo delle risorse previste per la medesima annualità non comporti l’esigenza di aggiornare il cronoprogramma della spesa relativa allo schema di decreto in oggetto, potendosi ricorrere, come specificato nella scheda tecnica ad esso annessa, alle clausole di flessibilità gestionale che risultano funzionali all’ottimale completamento del programma e alla razionalizzazione delle spese“.
La sottosegretaria Sandra SAVINO si riserva di fornire i chiarimenti richiesti dal relatore. Gianmauro DELL’OLIO, presidente, non essendovi obiezioni, rinvia il seguito dell’esame del provvedimento ad altra seduta.
Per la fase spezzina del programma si presenta un’occasione. Se a Montecitorio, nonostante la presenza della vicesindaca non vi siano deputati/e nelle commissioni coinvolte (salvo poi prendere atto che Fdi pare abbia steso il tappeto rosso alla base color blu) per palazzo Madama l’occasione è ghiotta. La senatrice Pucciarelli siede sui banchi della commissione Difesa e la senatrice Paita su quelli della commissione Bilancio. Alle senatrici spezzine va ricordata la necessità di fare il possibile per fermare lo sperpero di 354 milioni di euro in un progetto che, ad oggi, non ha alcuna ricaduta sul territorio, non creerà nessun posto di lavoro, non risolve nessuna delle criticità ambientali presenti a poche decine di metri dalle abitazioni degli spezzini.
Che fosse l’occasione per dare una risposta alla città, bonificando, riorganizzando e razionalizzando un’immensa area (900mila mq) perlopiù abbandonata ed inquinata? Che fosse la possibilità di chiedere come mai lo Stato italiano butta a mare 354 milioni di euro per la base che dispongono di blu? E che in contemporanea gli uffici del genio militare spezzino stanziano centinaia di migliaia di euro per ampliare un molo, già previsto in basi blu, per farne il parcheggio della nave Trieste?
Le senatrici spezzine, e per traslazione i partiti politici che hanno rappresentanza in parlamento, hanno una possibilità. Dare delle risposte al territorio e non all’establishment. A loro la scelta.
Alla prossima puntata…