Chi tutela la salute dei cittadini?
Pronto Capitaneria di porto, chi tutela la salute dei cittadini da eventuali emissioni elettromagnetiche dei radar che girano in banchina? Sono giorni che le unità militari ormeggiate hanno i radar in funzione. Risposta? I radar si possono tenere accesi per prevenire un eventuale attacco.
I venti di guerra ci impongono emissioni elettromagnetiche anche quando le unità sono ormeggiate in banchina? La curiosità è che queste attività, che nessuno fino ad oggi ha mai monitorato in relazione alle possibili conseguenze sulla salute dei cittadini, non sono nuove. Anzi, sono anni che avvengono. Ma in questi giorni le attività dei radar dell’unità Duilio sembravano non avere termine. Fino alla mattina della domenica, quando l’unità ha lasciato la banchina del molo Varicella. Con il via libera del Consiglio dei ministri al disegno di legge che modifica alcuni passaggi della normativa sulle missioni internazionali (legge 21 luglio 2016, n. 145). Una nuova fase della strategia militare italiana, che potrebbe, di fatto, accelerare la partecipazione alle missioni in quelle aree dove sono già impegnati uomini e mezzi italiani. Come nel caso di specie del Mar Rosso. A qualcuno verrà in mente l’art.11 della Costituzione?
Ma lasciamo il globale, per tornare al locale. I radar che girano in banchina sono una storia che si ripete da tempi non sospetti. Storie di elettromagnetismo con il segreto militare intorno. Leggi alla mano le questioni sono ben più chiare di quanto appare alla capitaneria di porto.
Legge 22 febbraio 2001, n. 36, dispositivo quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici sembrerebbe chiaro. Art.14.: “Il personale incaricato dei controlli, nell’esercizio delle funzioni di vigilanza e di controllo, può accedere agli impianti che costituiscono fonte di emissioni elettromagnetiche e richiedere, in conformità alle disposizioni della legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni, i dati, le informazioni e i documenti necessari per l’espletamento delle proprie funzioni. Tale personale è munito di documento di riconoscimento dell’ente di appartenenza“.
Secondo il Decreto legislativo n°66 del 15 marzo 2010, noto come Codice dell’ordinamento militare, il primo comma dell’articolo 368 prevede che, ai sensi dell’articolo 5 del decreto legislativo 195/2005 (disciplina accesso informazioni ambientali), l’accesso all’informazione ambientale è negato solo quando la divulgazione dell’informazione reca pregiudizio alla difesa nazionale. Non solo ma secondo il Decreto del Presidente della Repubblica n° 90 del 15 marzo 2010, noto come “Testo Unico delle disposizioni regolamentari in materia di Ordinamento Militare“, alla sezione IV (categorie di documenti sottratti all’accesso: articoli 1048 e seguenti) non esclude l’accesso alla documentazione relativa alla tutela sanitaria del personale militari e civile operante in aree ed edifici militari.
In punta di diritto, appare chiaro che le autorità militari sono tenute a fornire informazioni circa eventuali nocività delle proprie attività. Allora le domande che sorgerebbero spontanea sarebbero: esiste ancora un’autorità sanitaria cittadina in grado di tutelare la salute della comunità? Esiste una classe dirigente in grado di far rispettare normative, regole e leggi in funzione degli interessi della gente? Insomma, chi tutela la salute dei cittadini? Un quadro che di per se è assai preoccupante. In attesa che qualcuno, un sindaco, un consigliere comunale, un assessore, un parlamentare si ponga non solo tali domande ma abbia la capacità di prendere visione della situazione ed intraprendere i percorsi doverosi. I radar girano sotto le case dei cittadini, il giorno dopo le unità navali partono per le aree calde del pianeta, in virtù di un ripudio militare della risoluzione delle controversie internazionali.
Video di Lorenzo Pavoni