Anche se ci crediamo assolti siamo lo stesso coinvolti
Se fino a qualche mese fa bastava mandare dei treni di munizioni e armi nei teatri di guerra, ora anche se ci crediamo assolti siamo lo stesso coinvolti. Come mai dal molo Varicella sono giorni che non c’è l’ombra di un’unità alle bitte? Sparita la fregata Virginio Fasan (F 591), una fregata missilistica della Marina Militare, prima unità Fregate Europee Multi Missione (FREMM) della classe Bergamini ad essere specializzata in Anti Submarine Warfare (ASW), ossia lotta antisommergibile: In aleis strenua, in pugna invicta. Scomparsa la fregata Carlo Margottini (F592) è la terza FREMM, classe Bergamini, e la seconda della classe in versione ASW: per undas ad hostem. Entrambe le unità sono inquadrate nel Comando della 1a divisione navale (COMDINAV 1), distanza presso la base della Spezia. Due unità e 167 membri dell’equipaggio cadauna.
Qualche mese fa andammo alla ricerca della FREEM Duilio, impegnata nella Brilliant Shield, nei mari del Nord. Poi abbiamo assistito all’attracco della statunitense USNS Laramie alle bitte NATO del molo Varicella. Così il mistero delle unità italiane e dei loro equipaggi, salpate con il buon vento del contribuente italiano, ignaro, viene svelato il 3 novembre 2023. Non la Farnesina, non il ministero della difesa, ma la U.S. Fleet Forces Command rendo noto, dal suo account X, dove sono le unità navali tricolore:
Our Allies and partners are a strategic advantage that is unmatched. 🇺🇸🇮🇹
📍Mediterranean Sea – @Warship_78 and @TheCVN69 Carrier Strike Groups (CSG) and Italian Navy frigates Carlo Margottini (F 592) and Virginio Fasan (F 591) sail in formation Nov. 3. pic.twitter.com/YCj3K8ZzdM
— U.S. Fleet Forces (@USFleetForces) November 3, 2023
Tre giorni dopo, anche la Marina militare tweetta e fa star tranquille le nostre coscienze:
#naveMargottini e #naveFasan operano a supporto dei gruppi portaerei statunitensi @Warship_78
e @TheCVN69 della @USNavy.
L’elevato grado di interoperabilità raggiunto,ben testimonia lo stretto e profondo legame che unisce le Marine di Italia e Stati Uniti.#MarinaMilitare pic.twitter.com/C23O3PfQMs— Marina Militare (@ItalianNavy) November 6, 2023
Copia/incolla e qualche testata da la notizia. Asettica, come se nulla fosse. I meno malevoli penseranno che c’è un contingente italiano in Libano. Vero, ma rileggete bene i tweet. Non un accenno di supporto logistico all’operazione UNIFIL, ma solo ed esclusivamente supporto al gruppo navale statunitense. Si tratta, peraltro, di un impegno che viene da lontano, con prove già consolidate.
E che dire della portaerei Eisenhower? Il giorno prima, annuncia di aver transitato il canale di Suez. Direzione? Golfo Persico in bocca all’Iran? Resterà tranquilla nelle acque del golfo omanita? In ogni caso, dovrà passare per le acque yemenite, oppure far dietro front. E le unità italiane? Una, non si capisce quale, visto l’elevato grado di interoperabilità raggiunto, dovrebbe essere al seguito dell’USS Eisenhower? E la presenza di un sottomarino a propulsione nucleare classe Ohio, annunciato dall’U.S. Central Command? Certamente una bella testimonianza dello stretto legame che unisce le Marine di Italia e Stati Uniti.
Curioso, che due unità navali della Repubblica italiana si trovino così in prossimità ad un teatro di guerra, come quello israeliano. Stiamo parlando di quella repubblica che all’art.11 della Costituzione sancisce che ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Curioso, inoltre, che non vi sia traccia, nel dibattito parlamentare, di alcun mandato circa l’utilizzo di mezzi e personale militare in supporto alla VI flotta statunitense o a qualunque sua unità navale operante in prossimità di un teatro bellico come quello mediorientale.
9 novembre 2016. La NATO lanciò una nuova operazione marittima nel Mediterraneo: SEA GUARDIAN. Le navi della NATO impegnate per attività di sorveglianza, lotta al terrorismo e lo sviluppo delle capacità marittime regionali. Secondo il Patto Atlantico, si tratta di un ulteriore supporto all’operazione SOPHIA dell’Unione Europea, tramite Situational Awareness e il supporto logistico. Sea Guardian sostituì l’operazione ACTIVE ENDEAVOUR, istituita in risposta agli attacchi terroristici contro gli Stati Uniti dell’11 settembre 2001.
SEA GUARDIAN è una “visibile dimostrazione dell’implementazione dell’Art. 5 del Trattato NATO“, allo scopo di dimostrare la solidarietà dell’alleanza e la sua risolutezza, nel “sostenere la campagna contro il terrorismo internazionale“. Ma soprattutto si prefigge di eseguire i seguenti compiti: 1) Situational Awareness marittima, 2) libertà di navigazione, 3) interdizione marittima, 4 lotta contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa, 5) la protezione delle infrastrutture, 6) lotta al terrorismo in mare, 7) sviluppo delle capacità marittime regionali.
Di fronte ad un quadro simile, tutto è possibile, anche bypassare il Parlamento, in un contesto come quello in cui viviamo, sull’impiego di unità navali o forze armate in generale, in un contesto come quello mediorientale? Parrebbe di si. tuttavia sono bastati due tweet per scoprire che la seconda fase della guerra mondiale a pezzi potrebbe non essere per procura. Così anche se ci crediamo assolti, siamo lo stesso coinvolti.
La democrazia è come un brano polifonico: più voci si sviluppano autonomamente per comporre un’armonia complessiva. È libertà del singolo per il bene comune. Le nostre Forze Armate difendono questi valori.
Guido Crosetto
ministro della difesa
(4 novembre 2023)
Così il ministro Crosetto ci insegna il concetto di democrazia polifonica, in un contesto in cui le decisioni travalicano anche gli ultimi baluardi del potere popolare, senza che nessuno, salvo smentita, chiedesse conto di cosa sta accadendo. Il pensiero corre sempre alla tragedia in corso a Gaza, ma anche alla trasformazione dei nostri territori, avamposti di questa nuova guerra che sembra non avere mai fine. Caserme verdi, aeroporti azzurri, basi blu. Per farci digerire l’indigeribile la ricetta è nota: evitare ogni discussione, saltare ogni fase di controllo democratico, calpestare diritti e speranze dei cittadini, raccontargli di immaginari posti di lavoro e di finte sostenibilità. E c’è qualcuno che la chiama ancora democrazia.
Il 7 novembre il ministro interviene, o meglio, informa le commissioni Difesa congiunte, di Camera e Senato, dei suoi intendimenti nel prossimo biennio. Si tratta di una comunicazione piuttosto importante, il cosiddetto Documento programmatico pluriennale per la Difesa per il triennio 2023-2025.
Obiettivo strategico della difesa, per il prossimo triennio, è la realizzazione di uno Strumento militare in grado di acquisire, sviluppare e sostenere nel tempo le capacità più idonee per:
- capire le cause della moderna conflittualità e le esigenze derivanti dall’evoluzione, degli scenari internazionali;
- prevenire l’insorgere ed il consolidamento di situazioni di rischio o di minaccia per il Paese;
- intervenire tempestivamente, precisamente ed efficacemente per la gestione delle situazioni di crisi e per l’eliminazione di eventuali minacce alla sicurezza e agli interessi del Paese.
Guido Crosetto
ministro della difesa
(7 novembre 2023)
Anche se ci crediamo assolti, siamo lo stesso coinvolti.