Se due indizi fanno una prova…
Se due indizi fanno una prova, nel caso dell’Arsenale spezzino e del suo futuro di privatizzazione e smembramento, gli indizi assumono le dimensioni della ridondanza, i tratti delle consuetudini. In fondo, come scrisse quel tale, probabilmente solo in un mondo di ciechi le cose saranno ciò che veramente sono.
Indizio 1, la classe operaia in paradiso
Se due indizi fanno una prova, iniziamo per gli smemorati: indizio 1. Alla Spezia c’è l’Arsenale dei miracoli, considerato un’eccellenza da valorizzare, con percorsi che daranno presto importanti risposte. Dal sindaco Pierluigi Peracchini al ministro Crosetto, passando per l’on.vice sindaca Maria Grazia Frijia, sembrano ignorare, o fanno finta, che negli ultimi 90 anni l’occupazione in Arsenale è crollata. Un lento declino in cui si è persa tutta la capacità operativa ed occupazione, in quasi 900.000 metri quadri di territorio. Se l’opinione pubblica sapesse che l’Arsenale della Marina militare alla Spezia è ormai un cumulo di edifici fatiscenti e di nocività, cosa accadrebbe? Lo sa bene quei pochi superstiti che ci lavorano e chi, in pensione, ricorda tristemente i fasti che furono. Senza dimenticare che quando era una delle principali attività del territorio quei pochi, che alzavano la voce per chiedere di porre rimedio alle criticità, venivano bacchettati a dovere.
Indizio 2, promesse da marinai
Se due indizi fanno una prova, ancora a ragion di memoria: indizio 2. Ministro che arriva, assunzioni che trovi. Il personale civile del Ministero della Difesa è una componente essenziale e un punto di riferimento fondamentale per il supporto alle Forze Armate e, più in generale, per il buon funzionamento della nostra Amministrazione. Una frase attribuibile a un qualsiasi ministro della Difesa della Repubblica, a caso. Come proseguire? Per il futuro l’obiettivo è assegnargli un ruolo sempre più rilevante e con maggiori responsabilità anche in risposta alle attuali nuove sfide che ci troviamo ad affrontare. Poi arriva SeaFuture e la via della salvezza dell’Arsenale sembra lastricata di buone intenzioni. Una su tutte, quelle del ministro in carica:
Questo luogo (l’Arsenale spezzino, ndr) oggi non è più quello che è stato, ma dovrà ridiventarlo. Per questo, con Fincantieri e Rina, stiamo predisponendo un progetto per creare l’arsenale del futuro, che sia un luogo a cui guardi non solo l’Italia ma il mondo.
Guido Crosetto, Ministro della Difesa (La Spezia, 5 Giugno 2023)
Indizio 3, gli artigli dei privati
Se due indizi fanno una prova, quando si parla dell’arsenale spezzino vogliamo esagerare. Indizio 3. Thales, colosso francese, leader nella produzione di strumentazione radar, in una nota stampa comunica al mondo (quindi anche a sindaco, vice ministri, sindacati e via discorrendo), che utilizzerà spazi dell’Arsenale per un centro manutenzione radar, perno della consolidata partnership con la Marina Militare italiana. L’azienda di Courbevoie è produttrice, tra le altre cose, del radar S1850M, in dotazione alle Fregate Europee Multi-Missione (in Italia Classe Bergamini, in Francia classe Aquitane), frutto di un progetto congiunto tra Italia (tramite Orizzonte Sistemi Navali, società di ingegneria navale costituita da Fincantieri e dall’allora Finmeccanica, oggi Leonardo) e Francia (tramite Armaris di proprietà DCNS e, si guardi il caso, Thales).
Indizio 4, le fauci dei privati
Se due indizi fan una prova, con tre possiamo invitare a cena sindaco e ministri, con quattro il conto lo facciamo pagare a loro. Indizio 4. Orizzonte Sistemi Navali (Fincantieri 51% e Leonardo 49%) ha firmato, con la Direzione degli Armamenti Navali del Segretariato Generale della Difesa, l’accordo quadro di Mantenimento in Condizioni Operative per la portaerei Cavour e, udite udite, i cacciatorpediniere classe Orizzonte Andrea Doria e Caio Duilio della Marina Militare. Circa 190 milioni di euro fine al 2028.
Fincantieri non specifica dove svolgerà le sue attività manutentive. E’ presumibile che utilizzerà gli stabilimenti più prossimi alle basi di istanza delle unità interessate. Leonardo invece specifica che le manutenzioni avverranno nelle basi di riferimento (La Spezia e Taranto). Ora a Taranto hanno ancora un arsenale, è ragionevole presupporre che tali manutenzioni avverranno nei luoghi preposti. Alla Spezia è immaginabile che avverranno in banchina.
Conclusioni?
Abbiamo visto i lavoratori e le lavoratrici dell’Arsenale protestare, in sciopero, con le maschere dei puffi, ironizzando sul destino blu dell’Arsenale. Ora abbiamo compreso chi possa essere Gargamella. L’unico passaggio istituzione consentito alla procedura dell’adeguamento agli standard NATO della base spezzina (leggasi Basi blu), è stato un consiglio comunale straordinario. Non un dibattito parlamentare, ma un consiglio straordinario chiesto dalle minoranze. I toni sconcertanti dei consiglieri di maggioranza e del sindaco hanno sintetizzato la strategia di chi amministra la città: aspettiamo che il ministro Crosetto ci faccia delle proposte.
Mentre il sindaco Peracchini ed i suoi sodali attendono, le dinamiche della Marina militare e dei suoi fornitori vanno avanti e la città, e la sua comunità, le subiscono, una dopo l’altra. Ciò a prescindere dagli interessi della comunità e del territorio, perché prioritariamente sono scelte intraprese negli interessi delle aziende e della forza armata. Se questi coincideranno con le esigenze dei cittadin* e dei lavorator*, sarà pura casualità, a cui pochi credono. Così resta un futuro futuribile, un’area immensa che suscita gli appetiti delle aziende private, fortemente inquinata. Azzardiamo un’ipotesi? Privatizzare i profitti, socializzare le perdite. Alla comunità l’onere di (eventualmente) bonificare quel poco che verrà concesso, alle aziende immensi profitti da commesse sostanzialmente in regime monopolistico.
Attendiamo i posteri per l’ardua sentenza?