Ripetere una menzogna all’infinito
Un adagio che affonda le sue radici nella storia della società umana narra che ripetere una menzogna all’infinito conduce a farla credere una verità. Allora, ad ogni menzogna, occorre rispondere smascherandola, una dopo l’altra.
Secondo Avantinsieme – Alleanza Civica del Nord (movimento creato da Lorenzo Forcieri) il progetto Basi Blu è «un’ottima opportunità per la città e il territorio che non va sprecata. Un progetto di rinnovamento tecnologico verranno coinvolte le imprese che operano nel settore ma anche centri di conoscenza, come il CNR e il Distretto ligure delle tecnologie marine», si guardi il caso presieduto da Forcieri. «Il progetto Basi blu costituisce in altre parole l’occasione per dare vita ad un nuovo patto tra la Marina militare e la città che traguardi i prossimi 20/30 anni e che dovrà fondarsi su alcuni presupposti imprescindibili». Chissà quali?
Presto detto. «I presupposti sono che la Marina militare consolidi la sua presenza in città, ottimizzando gli spazi, che si realizzi l’integrazione tra Marina e città anche per il mondo del lavoro e dell’impresa, con ritorni economci ed occupazionali. Dulcis in fundo, in quest’ottica di rinnovamento è prioritaria la totale bonifica e messa in sicurezza di fabbricati ed aree che acora presentano problematiche ambientali». Chiosa: «Sterili manifestazioni di protesta sono inutili e controproducenti».
dunque ripetere una menzogna all’infinito. Definire Basi blu un progetto di rinnovamento tecnologico, dimostra che non si è letto nemmeno una pagina degli atti che la riguardano. Definirlo un “nuovo patto tra la Marina e la città” ne è la dimostrazione evidente. QED. Basi blu è un progetto che non ha nulla di innovativo, si tratta di banali moli. La sostenibilità paventata si riduce ad una tettoia fotovoltaica per i parcheggi.
Sarebbe opportuno che la politica locale, e le sue diramazioni laterali, parlasse con consapevolezza di Basi blu, dismettendo toni retorici e narrazioni falsificanti. Basi blu è, e rimane, un banale adeguamento della base navale agli standard NATO con criticità notevoli. Non c’è l’ombra di razionalizzazione e riorganizzazione delle immense aree abbandonate in Arsenale e non c’è traccia di progetti di bonifica dai veleni presenti.
Un progetto calato dall’alto, dagli uffici romani, oggi in fase di progettazione esecutiva. Nessuna discussione o coinvolgimento, anzi, accettato pronamente dalla stragrande maggioranza della classe dirigente politica, che ha perso l’occasione di discutere la riorganizzazione delle aree militari, le sue bonifiche. Un’occasione persa nell’ottica di razionalizzazione degli spazi, dei costi di gestione e di prospettiva per la città.
Ad oggi leggiamo sortite fantasiose da parte di taluni politici locali, parole prive di sostanza e di concretezza, a cui riteniamo di rispondere con le proposte che da 10 anni portiamo avanti. 1. Spostare la base sul versante nord-orientale, evitando la riattivazione di serbatoi pericolosi sotto le abitazioni dei cittadini e liberando la costa di ponente da San Vito a Cadimare. 2. Bonifica immediata di tutte le strutture contenenti amianto e della discarica del Campo in ferro. 3. Apertura di un tavolo partecipativo per lo studio e la realizzazione di un piano di rigenerazione urbana, che coniughi nuovi spazi sociali, economia del mare (pesca e mitilicoltura), un percorso culturale e turistico che valorizzi i beni sepolti in Arsenale.
Esattamente quando certi politici locali parlano di consolidamento della Marina militare hanno una vaga idea della realtà dell’Arsenale spezzino? Capannoni semi abbandonati. L’amianto non bonificato (proprio il tetto scoperchiato dal fortunale del 2018) il resto rottami abbandonati , bettoline e navi. Perché visitarlo dopo che hanno fatto il make-up di una parte per Seafuture è un filino fuorviante. Questa è la realtà quotidiana. Consolidiamola.