Ecco il nuovo centro manutenzione sonar
Tanto tuonò, che piovve, ed ecco smentiti i “mugugnoni” che si sono lagnati della festa della Marina, del calo occupazionale nell’Arsenale spezzino, perché ci sarà presto un nuovo Centro Integrato di Supporto, dedicato alla manutenzione dei sonar. Ma, alla faccia delle promesse per nuove assunzioni, udite, udite, sarà privato.
É l’azienda interessata a darne notizia, Thales , colosso francese, leader nella produzione di strumentazione radar. In una nota stampa comunica al mondo, quindi alla comunità spezzina (sindaco, sindacati e via discorrendo), che il centro sarà perno della consolidata partnership con la Marina Militare italiana. Un occasione unica per offrire maggiore vicinanza e reattività agli utenti finali. L’azienda di Courbevoie è produttrice, tra le altre cose, del radar S1850M, in dotazione alle unità FREEM classe Orizzonte, tema affrontato, neanche a dirlo, ne Il golfo ai poeti.
Un caso probabilmente che le unità Fregate Europee Multi-Missione (in Italia Classe Bergamini, in Francia classe Aquitane) sia frutto di un progetto congiunto tra Italia (tramite Orizzonte Sistemi Navali, società di ingegneria navale costituita da Fincantieri e dall’allora Finmeccanica, oggi Leonardo) e Francia (tramite Armaris di proprietà DCNS e, si guardi il caso, Thales).
Ma torniamo a questioni più pratiche. Nel contempo, l’azienda transalpina rende noto che la Marina Militare italiana “beneficerà di tempi di intervento ridotti per massimizzare la disponibilità dei sistemi di ricerca/esplorazione subacquea implementati a bordo di Cacciamine e Fregate“. In cauda venenum, il nuovo Centro coprirà, all’interno dell’Arsenale spezzino, un’area di 1000 mq.
Tradotto. La Marina militare italiana offre ad un suo fornitore, francese, visto che le officine storiche non esistono praticamente più, uno spazio adeguato nel perimetro dell’area militare spezzina. In questo modo la forza armata potrà beneficiare delle prestazioni che, a rigor di logica, dovrebbero esser oggetto di bandi di gara ed appalti pubblici. Ma qui si tratta di manutenzioni, quindi quel che facevano gli arsenalotti un tempo, ora lo faranno i tecnici francesi.
Curioso. Qualche tempo fa ho iniziato a sentire patria, nazione, interesse nazionale come un mantra. Ora invece di ridare alle comunità spazi non utilizzati, li offriamo alle aziende estere. Ma al netto di ex sovranisti e nazionalisti vari, business is business. E la città della Spezia, sindaco in primis, prende atto e si adegua. Se non avete capito l’intervento del ministro Crosetto a SeaFuture, questo potrebbe essere solo l’antipasto.
Qualcuno diceva, privatizzare i ricavi, socializzare le perdite. Tradotto in salsa sprugolina: gli affari alle aziende fornitrici, l’occupazioni in Arsenale si ridurrà a controllo e qualità dei fornitori (ergo serviranno alla Difesa poche centinaia di lavorator*) e le nocività presenti restano. Il presidio dei superstiti che lavorano in Arsenale, pare destinato alla storia della goliardia, mentre, nelle alte sfere dei camerlenghi del business delle armi, si decidono i destini di un’ex fabbrica e di una città.