Il polo dell’indagato subacqueo
Il 9 giugno arriva, come ogni anno, ma nel 2023 segna un evento, il taglio del nastro del polo nazionale dell’indagato subacqueo. Pardon, mi correggo, il polo nazionale della subacquea, diretto dall’indagato. Battute a parte, chi è il nuovo direttore del Centro di supporto e sperimentazione navale, che assumerà evidentemente la gestione dell’hub nazionale della subacquea? L’ammiraglio ispettore Cristiano Nervi.
Classe ’63, spezzino di nascita, cavaliere della Repubblica su proposta del consiglio dei ministri del governo Letta. Da capitano di vascello fu capo ufficio permute ed alienazioni del Comando Logistico a Napoli. In quel ruolo fu tra i maggiori sostenitori della vendita dell’usato italiano a marine militari estere. Un’operazione che fu tra i fiori all’occhiello della fiera dell’insostenibilità SeaFuture. Poco importa se gli acquirenti sono paesi discutibili, come l’Iraq, di Saddam Hussein. Bazzecole.
2020. Scoppia il caso a Taranto. Ma non è il primo e non solo a Taranto. Anche in riva al golfo dei poeti, il tribunale muove le sue mosse verso i comandi della Marina. A Tarando l’inchiesta vede coinvolto l’allora contrammiraglio Nervi, al tempo direttore dell’Arsenale militare jonico, dal settembre 2018. Il procuratore Maurizio Carbone chiese, ed ottenne, 12 arresti. Restano ai domiciliari imprenditori, direttore dell’Arsenale Nervi, il tenente di vascello Antonio Di Molfetta e due dipendenti civili.
Cos’accadde? Il quadro delle intercettazioni ha i tratti esilaranti, come nel caso in cui gli imprenditori tarantini chiamavano il direttore dell’Arsenale con l’appellativo lusinghiere di “imperatore”. Secondo l’accusa gli appalti arsenalizi sarebbero stati spezzettati in maniera artificiosa. Una gara, per esempio, sarebbe stata frazionata in undici parti, in modo che un gruppo di imprenditori si aggiudicasse una porzione dei lavori, conseguendone maggior guadagno. Si tratta di numerose gare, come per lavori di ammodernamento e riparazione di unità navali in dotazione alla Marina Militare a Taranto. Secondo il comandante delle fiamme gialle, Marco Antonucci, “un gruppo d’affari che avrebbe gestito 15 milioni di euro di appalti in tre anni“.
Nervi, che risponde di turbativa d’asta, li incontrò in più occasioni. Poco dopo il suo arrivo, ad esempio, scoprì che le cinque gare di appalto indette dal suo predecessore andarono deserte, causa importi non ritenuti remunerativi. Così contattò chi, secondo gli inquirenti, era a capo del cartello (Armando De Comite) insieme ad altri imprenditori, tra questi anche Vincenzo Cesareo, titolare della ditta Comes ed ex presidente di Confindunstria (non indagato).
Secondo gli inquirenti Nervi minacciò che se le imprese dell’indotto non avessero partecipato alle gare, fino ad allora deserte, gli appalti sarebbero stati spacchettati con importi “sotto-soglia”. Scopo dell’operazione sarebbe di utilizzare altre forme di appalti a cui avrebbero potuto partecipare anche imprese di altre province. Insomma se nessuno avesse risposto quelle gare sarebbero divenute “non controllabili”.
Secondo l’accusa, il timore di eventuali intercettazioni avrebbe messo in allarme i protagonisti. I finanzieri che indagarono accertarono che il contrammiraglio Nervi, sospettando di essere intercettato, convocò il personale specializzato della Marina Militare per procedere alla bonifica del suo ufficio, trovando le microspie piazzate dagli investigatori. I dati trasmessi dall’arsenale di Taranto, secondo gli inquirenti, confermò quanto emerso dalle intercettazioni, poiché le imprese riconducibili agli imprenditori con cui Nervi si incontrò nei giorni precedenti parteciparono alle gare e se le aggiudicarono. Tutti gli indagati sono rimessi presto in libertà.
2021. Nel corso dell’interrogatorio condotto dal GUP Rita Romano, l’ex direttore dell’Arsenale di Taranto si difese respingendo tutte le accuse e fornendo la sua versione dei fatti. In quel periodo, secondo Nervi, la struttura militare incrementò l’attività di manutenzione e le soste delle navi nei bacini di carenaggio, tanto da riuscire ad autofinanziarsi e rappresentando “un caso quasi unico per una struttura statale”. Nervi difese la legittimità del suo operato e la correttezza delle procedure delle gare d’appalto che non avrebbero favorito nessuna azienda, a scapito di altre, e dalle quali non avrebbe avuto alcun vantaggio né personale né per la sua carriera militare. Nella precedente udienza, Nervi, sottolineò, a conferma della regolarità della sua direzione, che l’Anac, la Corte dei Conti e tutti gli organi di controllo non hanno mai mosso alcun rilievo sulle gare per l’aggiudicazione degli appalti.
Un’altra affermazione finita sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti è “non parliamo per telefono” che, secondo la tesi dell’ufficiale, non era riferita a qualcosa di illecito ma rappresentava una forma di rispetto per la gravità della situazione di un anziano imprenditore. Sul motivo per il quale ha dato disposizione di bonificare il suo ufficio, l’ufficiale ha opposto il segreto militare, riferendo che si è trattato di “attività coperta da segreto d’ufficio, di dati sensibili classificati di natura strategica militare”.
L’ex direttore dell’Arsenale concluse respingendo le accuse a suo carico, sottolineando che si basano su “parziali trascrizioni di cinque conversazioni telefoniche delle quali si è equivocato e mal interpretato il contenuto” e che i fatti finora sono stati esaminati “in modo gravemente erroneo e lacunoso”. Secondo Nervi, durante le indagini fu acquisita solo parte della documentazione “quasi sempre irrilevante” e “non sono mai stati sentiti tecnici, responsabili amministrativi e militari dell’ufficio dell’Arsenale preposto alla predisposizione dei bandi di gara per la manutenzione delle unità navali”. Per questo, spiegò l’imputato, svolse indagini difensive per mettere a disposizione della magistratura “contratti, documenti, verbali amministrativi e dichiarazioni rese da personale qualificato militare e amministrativo”. Il procuratore aggiunto Maurizio Carbone chiese il rinvio a giudizio di tutti gli imputati. In cinque chiesero ed ottennero di essere giudicati col rito abbreviato.
2022. I cinque del rito abbreviato sono stati condannati. Per gli altri imputati, compreso l’allora contrammiraglio Nervi, richiesta di rinvio a giudizio. Quindi si resta in attesa del processo.
Poiché nessuno è colpevole fino a sentenza avvenuta, auguro all’ammiraglio ispettore Nervi che la vicenda si chiarisca al più presto. In fondo è interesse di tutti sapere se è colpevole o innocente, in primis della comunità che gli affida incarichi di prestigio. Nel mentre, ci si domanda se nell’organigramma della Marina militare, in attesa che le nubi si dileguino, non ci fosse un ufficiale parigrado senza processi penali in corso. Come soleva dire quel tale, ai posteri l’ardua sentenza. Ma come soleva dire un altro, a pensar male si fa peccato, ma talvolta ci s’azzecca.
Secondo indiscrezioni, e nonostante le somme ingenti per allestire pontili e moli vari per il suo arrivo, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella non sarà presente all’inaugurazione del polo nazionale della subacquea. Magari qualche consigliere del presidente ha posto l’opportunità di farsi impallinare dalla stampa giustizialista, andando a mettere in discussione un’alta carica dello Stato. Ma queste potrebbero essere solo illazioni.
Il Polo nazionale della subacquea, repetita iuvant, costa due milioni di euro, a decorrere dall’anno 2023. Una struttura che con grande probabilità vedrà l’assunzione di zero nuovi dipendenti. Tuttavia è altrettanto plausibile che il polo diventi un incubatore, sintesi tra le esigenze della Marina militare e le aziende satellite. Un passaggio sostenibile dalle mosse della Difesa in questi ultimi anni e che ha visto il convegno livornese come ultima puntata strategica.
Tant’è che le collaborazioni con alcune delle più importanti società italiane, molte delle quali con sede alla Spezia, è un elemento di continuità. Tra queste, si guardi il caso, Fincantieri, Leonardo, Eni e Sparkle. Si tratta di aziende che consentirebbero la tutela dei “corridoi strategici legati all’approvvigionamento energetico, alla connettività, alla presenza di gasdotti e di dorsali sottomarini per la trasmissione del traffico dati e che come tali devono essere sorvegliati e protetti”. Un concetto che fa tornare il pensiero al sabotaggio del gasdotto Nord Stream e ad un sacco di interessi. E quattrini.
Come di consuetudine l’ufficiale della Marina in procinto di assumere il nuovo incarico è stato ricevuto ricevuto a Palazzo civico alla Spezia. Il primo cittadino spezzino, Pierluigi Peracchini, non si è fatto pregare, non curante di tutto. D’altro canto la Marina militare fa e disfa quel che vuole in città, senza prenderlo molto in considerazione, così come molte altre realtà. Lui non batte mai ciglio. Anzi, non perde l’occasione di una foto con scambio cordiale di doni. Quando si dice esser avveduti interpreti del ruolo istituzionale e lasciar il segno.