La sostenibilità della Marina militare alla Spezia
Il golfo ai poeti Libri Opinioni
William Domenichini  

Il contrammiraglio confonde mele con pere

Se il contrammiraglio confonde mele con pere, provate voi a farlo dall’ortolano. Se preferite provate voi ad elettrificare un molo a cui si ormeggiano navi militari con dei pannelli fotovoltaici. Sembrano vaneggiamenti, ma in realtà sono termini paragonabili all’esercizio fatto dal contrammiraglio Giuseppe Scorsone. Nella replica alle contraddizioni che sono state sottolineate c’è un tema in particolare, legato alla retorica della sostenibilità che si millanta. Il progetto Basi blu produrrà un’inezia di energia fotovoltaica, circa l 2,6% della potenza utile ad alimentare i moli?

Parola di direttore

La risposta è che, secondo i dati forniti dal direttore dell’Arsenale, il fotovoltaico sui tetti rende possibile la produzione in autonomia del 18% di quanto consumato dalla base navale. Entro l’anno (2023), secondo l’ufficiale della Marina militare, arriveremo, probabilmente, al 40%. Sembra poco, ma l’Arsenale in termini di consumo rappresenta la prima utenza nazionale, perché tutte le navi all’ormeggio sono alimentate da terra per non inquinare.

Va dato atto all’onestà dell’uso del “probabilmente”, che realisticamente da la misura dell’impossibilità di fare affermazioni certe in ambito dell’Arsenale, dove il futuro è talmente fumoso che nemmeno il suo direttore sarebbe in grado di darne. Ma siamo proprio sicuri che tutte le unità si collegano sempre alla rete?

 

L’allora capo del Comando Marina Nord, ammiraglio Giorgio Lazio, scriveva nero su bianco che le unità ormeggiate utilizzano motori termici limitatamente alle fasi di ingresso ed uscita dal porto. Tuttavia, proseguiva l’ammiraglio, sporadicamente e per lavori di manutenzione ai motori, è possibile che si manifesti fumosità bianca, frutto dell’evaporazione di acqua di condensa degli scarichi dei fumaioli. Vapore acqueo che si dissolve, perché già in quel periodo la realtà delle aree militari spezzine era blu.

Riprendiamo il filo del ragionamento del contrammiraglio Scorsone. Prima parla della copertura fotovoltaica, poi dei consumi dei moli. Le cose sono correlate? Tecnicamente neanche per sbaglio, ed è curioso che un ufficiale come Scorsone, con un curriculum ed una formazione tecnica, nel rispondere ad un’obiezione sull’ipocrisia della sostenibilità del progetto Basi blu, mischi mele e pere. Al Peola si sprecherebbero le battute sull’ipotesi che al corso di Elettrotecnica qualcuno si sarebbe distratto (alcuni avrebbero anche ipotizzato che a Fisica generale 2 le cose non fossero andate benissimo).

L’elettricità in Arsenale

Che tipo di energia elettrica serve l’utenza dell’Arsenale spezzino? Ci viene in soccorso la documentazione del Genio Difesa. L’impianto elettrico è costituito da due punti di consegna ENEL: uno in via Fieschi, con una fornitura in alta tensione da 132 kV (50Hz) e potenza disponibile di 180 MW, ed un secondo in viale Amendola da 15kV (50 Hz) con una potenza disponibile di 219 kW. La fornitura a 132 KV si attesta al punto di presa principale e alimenta tre trasformatori ad olio con passando ad una tensione secondaria di 8 kV in uscita (50 Hz).

I secondari dei trasformatori sono collegati, dal punto di presa principale, tramite cavi in media tensione, alla cabina di “smistamento” dove si attestano i tre quadri di media tensione che garantiscono la connessione alle varie zone da alimentare. Questi trasformatori, tramite dei congiuntori posti sui rispettivi quadri elettrici di media tensione, permettono il parallelo tra i tre trasformatori presenti in cabina. La distribuzione all’interno dell’arsenale avviene tramite due reti, una a 50Hz, che per mezzo delle cabine di smistamento che alimentano le varie utenze di zona e una rete a 60Hz alimentata da 6 convertitori rotanti (tensione di uscita 8kV/60Hz).

Nelle zone Varicella, Scali e Lagora, dove sono presenti le aree di scalo delle unità navali, sono previsti i relativi adeguamenti delle linee di smistamento, per fornire le tensioni e le frequenze relative al tipo di unità all’ormeggio. Di che tensione si parla? Variano a seconda delle unità navali ormeggiate. Si va dai 440V (60Hz) necessari alle unità FREMM ai 690V (60 – 50 Hz) dei nuovi pattugliatori d’altura o di una generica LSS large chip (NATO), arrivando ai 6000 V (50 Hz) della multiruolo LHD Trieste. Senza contare il naviglio come Gigante, Titano, Aretusa, Galatea, Rossetti, Gorgona, Palmaria, Tavolara, Caprera o Elettra, tutti navigli alimentati a 400 V.

Il fotovoltaico non alimenta le navi

Perché il contrammiraglio confonde mele con pere? Forse perché la stragrande maggioranza dei contribuenti spezzini (e italiani), che con le loro tasse contribuiscono a sostenere le spese del suo stipendio e dei soldi spesi nelle aree militari, ignora, a ragion veduta, che la tensione di alimentazione di un’unità navale non potrà mai essere sostenuta da un impianto fotovoltaico, che notoriamente produce elettricità ad una tensione di 220 V. Sarebbe come far girare le turbine di una centrale idroelettrica con il getto del rubinetto di casa, ma chi lo metterebbe in dubbio?

Quando il contrammiraglio parla del 18% del fabbisogno dell’Arsenale avrebbe dovuto spiegare che quella percentuale esclude il fabbisogno dei moli elettrificati, ossia la voce che più pesa, parole sue, nel bilancio elettrico della bolletta arsenalizia. Ma non l’ha fatto.

Forse ci troviamo di fronte ad un’operazione mediatica dolosamente falsificante? Se così fosse sarebbe grave. Chi di dovere, o chi rappresenta la comunità, dovrebbe convocare il direttore dell’Arsenale e pubblicamente chiederne conto. Perché, tenuto conto della formazione tecnica del contrammiraglio Scorsone, queste differenze le dovrebbe conoscere bene, e probabilmente le conosce davvero. Stiamo parlando di un dirigente che dal 2021 ricopre l’incarico di direttore dell’Arsenale spezzino e che dal 2011 al 2013 ricoprì, sempre nell’Arsenale spezzino, la responsabilità di capo ufficio servizi Tecnici (UST) e che quindi dovrebbe conoscere altrettanto bene l’impiantistica dell’area militare. Non solo. Scorsone ha ricevuto l’incarico di dirigere l’Arsenale spezzino nel 2021, subentrando al contrammiraglio Andrea Benedetti. Ricevette una struttura da gestire, con 608 i dipendenti. Oggi sono meno di 500.

E mentre il contrammiraglio Scorsone interpretava l’ufficiale blu, in platea, silente, ha preso nota il sindaco della Spezia, Pierluigi Peracchini. Qualcuno ha udito un suo commento su tutto ciò?


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L'ultimo arrivato!

Questo bellissimo saggio ci racconta come la cultura di guerra e di morte genera gli stessi mostri in tutto il Paese: pessimismo, obbedienza, passività, senso di sconfitta, conformismo, opportunismo, clientelismo. Figli di un dio minore, vittime e colpevoli allo stesso tempo dei propri mali. Politici e rappresentanti istituzionali fotocopia. Iene e sciacalli ai banchetti delle opere pubbliche e gattopardi perché cambi tutto purché non cambi nulla.

Lo scenario che ci delinea e ci offre queste pagine che seguiranno è certamente doloroso, tragico, inquietante, ma in questo suo coraggioso e generoso atto di denuncia traspare sempre lo smisurato amore per La Spezia, per il suo Golfo, il suo Mare. Pagine e immagini che feriscono il cuore ma in cui respiriamo ancora speranza ed utopia. Che un’altra città sia davvero ancora possibile, viva, libera, aperta, felice. Un laboratorio di Pace.

Antonio Mazzeo

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