Analisi Local
William Domenichini  

Ministro che arriva, assunzioni che trovi

Il compatto difesa assume sempre di più le tinte del paese dei Barbagianni. Ministro che arriva, assunzioni che trovi, ma al di là dei riferimenti collodiani, le uniche certezze che resistono al tempo sono due: il crollo ineludibile dei dipendenti civili, le infinite promesse della politica, in tutti i livelli di rappresentazione (consiglieri comunali, sindaci, parlamentari, sottosegretari, ministri). Nel tritacarne dei governi, cambiano i ministri, ma i leitmotiv restano costanti.

Il paradigma spezzino

Il caso spezzino è qualcosa di emblematico. Come ho scritto il crollo occupazionale dell’Arsenale è una caduta libera. Nel gennaio 2009 l’allora presidente della provincia incontra l’allora sottosegretario alla Difesa, Guido Crosetto. Nella dichiarazione ufficiale del presidente dell’ente locale, Marino Fiasella, si percepisce già le profonde difficoltà in oggetto ed una sorta di confusione di fronte ad una realtà produttiva che stava chiudendo i battenti e l’esigenza di una comunità a riacquisire spazi sottratti da ormai 150 anni:

Le aree non utilizzate dalla Difesa spesso rappresentano dei punti di eccellenza dal punto di vista paesaggistico oltre ad avere posizioni strategiche che, attraverso il tavolo di concertazione locale possono attirare nuove risorse economiche per il territorio, con la possibilità di essere reinvestite nell’Arsenale militare. Occorre un nuovo patto tra il territorio e lo Stato per aggiornare, riqualificare e vivificare la presenza dello Stato consentendo alla nostra Provincia di liberare risorse private e pubbliche che possano far riprendere la strada dello sviluppo. Per il potenziamento produttivo dell’Arsenale Militare bisogna proponendo, tra l’altro, l’utilizzo anche a fini civili dei bacini presenti all’interno dell’Arsenale. La Marina Militare è parte integrante della cultura e dell’economia del nostro territorio, lo stesso Distretto delle tecnologie marine è impensabile senza un pieno coinvolgimento del settore della difesa. L’economia provinciale della varietà chiede alla Difesa un patto per rilanciare la sua centralità in questo territorio.

On. Guido Crosetto
Sottosegretario alla Difesa
(12 gennaio 2009)

Il crollo occupazionale

L’Arsenale nel 2009 aveva 670 dipendenti civili, 10 anni prima erano il doppio. 50 anni prima erano quasi 20 volte di più. Oggi è al lumicino: 494 dipendenti civili. Solo per quanto riguarda la sezione Personale (che si occupa di stipendi, pensioni, conteggio ore di permesso, segnalazioni infortuni, malattie professionali e tutto ciò che concerne la parte contabile), denunciano le rappresentanze sindacali, vi sarebbero 22 lavorator* a fronte di 39 unità previste e con una previsione di riduzione di 14 unità che andranno in pensione l’anno successivo.

Nel 2009 la provincia della Spezia aveva 219.281 abitanti, la città capoluogo (La Spezia) contava 95,372 abitanti censiti. Nel 2022 la provincia subisce una flessione in termini demografici (215.887, -3.394), la città scende a 92.148 abitanti (-3.224). Di fronte ad una realtà simile, in cui trasversalmente ci si è voltato dall’altra parte mentre strutture produttive come l’Arsenale cadevano a pezzi, val la pena chiedersi: assumere per far cosa?

Gennaio 2023, il Sottosegretario  Perego di Cremnago, per la prima volta alla Spezia, ha conosciuto le variegate realtà arsenalizie ponendo l’attenzione su quelle che sono le potenzialità esprimibili dallo stabilimento di lavoro nel suo complesso.

Ci siamo soffermati sulla necessità di un chiaro e concreto piano economico che possa traguardare la creazione di un polo industriale della Difesa, di rilevanza europea. I presupposti perché ciò si realizzi sono legati allo stanziamento di risorse economiche immediate, da investire nelle infrastrutture, anche attraverso il reperimento di risorse liberate per effetto di investimenti derivanti dal PNRR.

Matteo Perego di Cremnago
Sottosegretario alla Difesa
(27 gennaio 2023)

Una litania, che evidentemente non tiene conto che, ad oggi, le risorse utilizzate nell’ambito delle aree militari spezzine non sono scevre da qualche criticità. Un caso di quer pasticciaccio brutto der molo Varicella, pagare due volte la progettazione di un ampliamento che, con tutta probabilità non ha nessuna incidenza nel miglioramento organizzativo e logistico della base. Continua la farsa di annunci di assunzioni, che con tutta probabilità non cambieranno il destino funereo dell’arsenale (e degli arsenali).

 

Il nuovo ministro ai sindacati

Riavvolgiamo il nastro e torniamo all’incontro tra organizzazioni sindacali e ministro della Difesa. Apre le danze Guido Crosetto, non un novizio del comparto difesa, sia politicamente che professionalmente.

Il personale civile del Ministero della Difesa è una componente essenziale e un punto di riferimento fondamentale per il supporto alle Forze Armate e, più in generale, per il buon funzionamento della nostra Amministrazione. Per il futuro l’obiettivo è assegnargli un ruolo sempre più rilevante e con maggiori responsabilità anche in risposta alle attuali nuove sfide che ci troviamo ad affrontare.

Dichiarazione d’amore a parte, Crosetto avvia così il nuovo corso, nonostante le condizioni al contorno sia tutto men che beneaguranti, come la diffida inviata pochi giorni prima, al Ministro, Stato Maggiore Difesa, Segretario generale e la Direzione Generale del Personale Civile a procedere nell’attuazione della disposizione della circolare PersoCiv sull’orario di lavoro del personale turnista. Tuttavia, nel primo incontro con le organizzazioni sindacali, dopo aver confermato la disponibilità a ricercare percorsi comuni, ha lasciato la riunione per i noti impegni istituzionali, passando la palla al Sottosegretario Perego di Cremnago, per gli approfondimenti sui temi che le tre sigle sindacali (CGIL, CISL e UIL) si fanno portatrici e ponendo le cose in chiaro. Il sottosegretario dice:

  1. la grave carenza di personale, nell’ambito della quale sono stati elencati i provvedimenti in itinere sulle assunzioni per i prossimi anni: 2430 unità da DPCM del marzo 2022, e 2400 da piano dei fabbisogni 2023;
  2. la mancata attribuzione dei 21 milioni di euro per gli anni 2022 e 2023, rispetto ai quali ha dichiarato che si lavorerà per incrementare il Fondo Risorse Decentrate e colmare la differenza retributiva che caratterizza in negativo il personale civile difesa rispetto agli altri pubblici dipendenti;
  3. in materia di lavoro agile ha garantito la piena disponibilità ad attuarlo e recepire le istanze del personale.

I sindacati al nuovo ministro

La lista dei guai

Di fronte ad una controparte apparentemente disponibile, le organizzazioni sindacali leggono il Vangelo:

  • Gravissima carenza di organico di personale civile che non potrà essere colmata in tempi brevi attraverso le assunzioni programmate, ma potranno trovare soluzione solo avviando un piano straordinario di assunzioni che contempli nell’immediato almeno 6.000 unità tecniche e contestualmente, differire il termine del 31.12.2024 di entrata in vigore della legge 244/12, che riduce l’organico del personale civile a 20.000 unità, differimento approvato per i militari.
  • Conferma della discriminazione del personale civile contenuta nello schema di ristrutturazione del Segretariato Generale attraverso la soppressione, velata da ridimensionamento, della formazione del personale civile, probabilmente per gli interessi di qualcuno, oltre la sistematica sostituzione dei dipendenti civili con militari, dirigenti compresi.
  • Esigenza di riconsegnare, incrementandole, le risorse dei 21 milioni sottratte al personale civile, attribuendole al FRD in maniera strutturale, per far fronte alle ordinarie necessità funzionali garantite dal personale e adeguare il trattamento economico delle lavoratrici e lavoratori civili a quello attribuito ai dipendenti delle altre amministrazioni pubbliche.
  • Urgente necessità che siano fornite le TT.OO. da tutti gli Organi di Vertice. Ad oggi SMD – SMA e SGD non hanno ancora ottemperato.
  • La problematica dell’Agenzia Industria Difesa colpita da un provvedimento ostile che la costringe ad una gestione autonoma del trattamento stipendiale non disponendo delle risorse umane necessarie e tradita nella promessa di avere la disponibilità di personale che non è mai stato assegnato.
  • il persistere delle gravi problematiche stipendiali del Noi Pa, sia con il personale transitato che con gli altri dipendenti, che richiedono una risposta urgente.

Tutto da ricostruire

Particolare rilevanza all’ultimo punto, il pessimo stato delle relazioni sindacali con l’attuale amministrazione, in particolare negli ultimi 6 mesi, con la Delegazione trattante del Ministero della Difesa e Persociv in particolare, che continua a mostrare ostilità e pregiudizio verso il Sindacato. Secondo le organizzazioni dei lavorator*:

    1. non ha mai risposto alla corrispondenza trasmessa dal sindacato e alle istanze prodotte dalle lavoratrici e dai lavoratori civili;
    2. non è ancora riuscita a definire compiutamente – seppure a distanza di ben 10 mesi dall’avvio della discussione – IL REGOLAMENTO DELLO SMART WORKING;
    3. è stata teatro dei conti errati dell’FRD 2022, e delle successive attribuzioni economiche;
    4. non ha ancora definito la discussione sull’attuazione del nuovo ordinamento professionale per le lavoratrici e i lavoratori civili, in attesa delle progressioni previste dall’art.18 del CCNL;
    5. non è stata in grado di trovare soluzione all’annosa questione relativa ai benefici lavori insalubri e polverifici, che continua a fare danni irreparabili al personale civile per l’accesso alla pensione, così come non è in grado di gestire l’iter delle pratiche pensionistiche del personale amministrato chiedendo ai dipendenti di produrre atti che la stessa amministrazione ha emanato;
    6. ha impropriamente avviato, come in apertura ricordato, i procedimenti disciplinari a carico di RSU e dirigenti sindacali nell’esercizio delle proprie funzioni;
    7. ha unilateralmente chiuso, tradendo gli impegni assunti, il confronto in atto sull’orario di lavoro del personale turnista, diffondendo la circolare non condivisa dal sindacato confederale e che pregiudicherà attività preziose.

In un contesto così conflittuale, con realtà come quella spezzina sostanzialmente priva di una visione industriale, priva di uno scopo produttivo reale e concreto, con un’organigramma al collasso. Crosetto chiude con grande maestria:

Il quadro d’insieme che ho potuto cogliere, anche dalla lettura delle vostre note e dei vostri comunicati, evidenzia certamente alcune criticità che necessitano di risposte efficaci e in tempi brevi.

Ad maiora.

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L'ultimo arrivato!

Questo bellissimo saggio ci racconta come la cultura di guerra e di morte genera gli stessi mostri in tutto il Paese: pessimismo, obbedienza, passività, senso di sconfitta, conformismo, opportunismo, clientelismo. Figli di un dio minore, vittime e colpevoli allo stesso tempo dei propri mali. Politici e rappresentanti istituzionali fotocopia. Iene e sciacalli ai banchetti delle opere pubbliche e gattopardi perché cambi tutto purché non cambi nulla.

Lo scenario che ci delinea e ci offre queste pagine che seguiranno è certamente doloroso, tragico, inquietante, ma in questo suo coraggioso e generoso atto di denuncia traspare sempre lo smisurato amore per La Spezia, per il suo Golfo, il suo Mare. Pagine e immagini che feriscono il cuore ma in cui respiriamo ancora speranza ed utopia. Che un’altra città sia davvero ancora possibile, viva, libera, aperta, felice. Un laboratorio di Pace.

Antonio Mazzeo

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