Opinioni
William Domenichini  

La retorica guerrafondaia, ovunque

La retorica guerrafondaia, ovunque. Il bersagliere ha cento penne, l’alpino ne ha una sola, il partigiano ne ha nessuna. Sarà una questione di penne? La retorica guerrafondaia sta stancando, soprattutto in momenti come questi in cui si spera che si inizi a parlare di Pace e non sempre e solo di guerra.

Da troppo tempo l’esercito e la cultura militarista cercano spazio all’interno della scuola pubblica italiana, proponendo varie attività spesso legate all’alternanza scuola lavoro (anche in collaborazione con il centro NATO di La Spezia) sia a livello locale che a livello nazionale.  Si tratta di proposte rivolte sia ai bambini della scuola primaria che agli studenti delle secondarie e che intendono avvicinare i nostri alunni a “valori” quali la bandiera, la fanfara, l’alzabandiera, le missioni internazionali di “pace”, ecc. Riteniamo estremamente grave che nelle scuole, luoghi deputati alla formazione della coscienza critica e dei cittadini del futuro, entri personale militare portatore, nonostante tutti i travestimenti buonisti, di idee militariste, lontanissime da quell’educazione alla pace di cui sono pieni i piani dell’offerta formative delle scuole.

Così recita la nota dei COSAS Scuola (La Spezia-Massa/Carrara), in merito al progetto Scholaris, Alzabandiera, eventi musicali, partecipazione  come sfilanti e ogni altro evento legato al raduno e tanta retorica.

Il “Parco della Rimembranza” della Spezia, di recente riqualificato, è un grande parco dedicato alla memoria dei caduti della Prima Guerra Mondiale. Posizionato sulla collina di Gaggiola, venne inaugurato il 4 novembre 1923, cinque anni dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, giornata delle Forze Armate e dell’Unità Nazionale. Ogni albero è dedicato a uno dei 538 spezzini Caduti per la Patria nella Guerra 1915-18. Il 4 novembre 2023 sarà il centenario della realizzazione del parco e nell’ambito di questa ricorrenza, cadrà ancor più importante effettuare questa visita per far conoscere ai ragazzi un luogo della memoria.

Quale memoria? Probabilmente quella che non si vuole raccontare, quella che sta nei libri che raccontano uno dei più grandi massacri della storia umana, ma che sono assai scomodi, perché appannerebbero la retorica dell’amor patrio, quello delle decimazioni, delle fucilazioni, degli assalti a trincee impossibili, quello dei bombardamenti con il gas, quello della fame in trincea mentre nelle retrovie magazzini ricolmi ingrassavano corrotti e speculatori.

La senatrice Pucciarelli, non ci sta: il corpo dei Bersaglieri è un esempio di amore per la patria, spirito di sacrificio e lealtà, tutti valori importanti anche per le giovani generazioni. Chi vuole censurare coloro i quali hanno sacrificato la loro vita e hanno patito sofferenze per la nostra libertà fa un danno alla democrazia.

Si sa, democrazia ci sta sempre, anche se questo elemento poco si addirebbe agli scopi della prima guerra mondiale, o del risorgimento, guerre che furono combattute non certo per i diritti del popolo ma per i sogni del re pe grazie di dio e per volontà della nazione.

Alle retorica strabordante della senatrice la replica del sindacato merita più di ogni altra analisi. Ma alla senatrice e tutti coloro i quali pensino che la retorica guerrafondaia passerà senza critica, due consigli: la lettura di Un anno sull’altopiano e la visione di Uomini contro.

Non è vero che l’istinto di conservazione sia una legge assoluta della vita. Vi sono dei momenti, in cui la vita pesa più dell’attesa della morte.

E. Lussu

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L'ultimo arrivato!

Questo bellissimo saggio ci racconta come la cultura di guerra e di morte genera gli stessi mostri in tutto il Paese: pessimismo, obbedienza, passività, senso di sconfitta, conformismo, opportunismo, clientelismo. Figli di un dio minore, vittime e colpevoli allo stesso tempo dei propri mali. Politici e rappresentanti istituzionali fotocopia. Iene e sciacalli ai banchetti delle opere pubbliche e gattopardi perché cambi tutto purché non cambi nulla.

Lo scenario che ci delinea e ci offre queste pagine che seguiranno è certamente doloroso, tragico, inquietante, ma in questo suo coraggioso e generoso atto di denuncia traspare sempre lo smisurato amore per La Spezia, per il suo Golfo, il suo Mare. Pagine e immagini che feriscono il cuore ma in cui respiriamo ancora speranza ed utopia. Che un’altra città sia davvero ancora possibile, viva, libera, aperta, felice. Un laboratorio di Pace.

Antonio Mazzeo

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