Fulmine è oltre il ponte Libri Opinioni
William Domenichini  

La paura non fa più 90, fa Resistenza

La paura non fa più 90, fa Resistenza. MLa Nazione, 20 aprile 2019io malgrado mi ritrovo ad dover riflettere su ciò che sta avvenendo nella mia città, e questo non è per me un fatto nuovo, ma lo è essendo coinvolto in prima persona nelle scelte dell’amministrazione comunale, che riguardano la decisione di cancellare dalla rassegna culturale “Libriamoci 2019”, la presentazione del mio romanzo partigiano. Ritengo doveroso esprimere il mio punto di vista ed alcune precisazione, con la mia consueta schiettezza ed onestà. Soprattutto dopo aver letto le dichiarazioni del sindaco Peracchini a mezzo stampa.

Peracchini 1: “Dev’esserci un errore da parte di chi voleva effettuare prove offline ed invece ha pubblicato. Il programma è in via di definizione“.

Un’affermazione falsa. 9 febbraio 2019. il personale della biblioteca civica “Beghi” mi propose la partecipazione alla rassegna “Notti al Castello“. L’iniziativa che fu poi annullata dall’istituzione bibliotecaria per motivi di mancanza di personale. 2 maggio 2019. Fui ricontattato per inserire la presentazione del mio libro nella rassegna “Libriamoci 2019“. Data prevista il 18 ottobre 2019, insieme a Giorgio Pagano, copresidente del Comitato unitario della Resistenza. Neanche a dirlo, io accettai con entusiasmo. 26 luglio 2019. Fui contattato per necessità organizzative e mi fu chiesto di inviare la mia biografia e foto, prontamente inserite nel sito pochi giorni dopo. 3 settembre 2019. A poco più di un mese dall’incontro, mi fu comunicata la scelta dell’amministrazione di escludere autori spezzini. In altre parole il sindaco della Spezia ha deliberatamente deciso di annullare il lavoro della biblioteca Beghi.

Peracchini 2: “Non desidero vedere proporre un libro locale, che sia già stato ospite in altre occasione nei dintorni“.

Un’affermazione sconcertante. Concepire la cultura ed il suo indirizzo politico in città, imponendola, in barba ad ogni autonomia organizzativa degli uffici comunali e delle loro estensioni (biblioteche, ecc.) ed al lavoro che hanno fatto fino ad ora. Un atteggiamento svilente, soprattutto nei confronti di chi da anni lavora con grande passione e con grandi risultati alla valorizzazione della cultura nella nostra città. Forse le recenti esperienze culturali (in particolar modo canore) hanno scosso profondamente il primo cittadino spezzino. Se ciò fosse mi permetto di consigliargli un altro mestiere. Che piaccia o no, con chi la pensa diversamente da noi ci si deve confrontare.

Peracchini 3: “Non più eventi meramente cittadini, ma di ampio respiro, con case editrici di livello medio alto“.

Un’affermazione squalificante. Quale problema abbia il sindaco con gli eventi cittadini non è dato saperlo. Probabilmente ritiene che, salvo il sottoscritto, gli autori spezzini, molti dei quali bravi, conosciuti, originali e creativi, impongano un respiro affannoso. Almeno da quest’anno in poi evidentemente. O forse tendono ad avere, elemento certamente ben più grave, idee politiche distanti anni luce dal primo cittadino, talvolta mal celate se non addirittura pubblicamente espresse, che sarebbe opportuno mettere ai margini.

Probabilmente Peracchini si è soffermato sul mio nome per escogitare una sorta di ostracismo culturale locale. O forse è stato colto dal terrore di parlare di Resistenza. IN questo caso non servirebbe leggere il mio libro. Sarebbe bastato aver ascoltato qualche racconto di partigiani che non hanno voluto medaglie o onori e che hanno combattuto per Giustizia e Libertà con uno spirito molto semplice, perché era giusto farlo, senza retorica, senza epiche, ma con grande semplicità. Tutto ciò, probabilmente, fa più paura di ogni tentativo celebrativo della Resistenza stessa, dove troppo spesso la retorica trasuda svilentemente.

Chissà se il sindaco spezzino si fosse mai soffermato a conoscere la casa editrice Marotta&Cafiero, che ha deciso di dar vita a Fulmine è oltre il ponte, e come avrà valutato un gruppo di giovani napoletani che, all’ombra delle Vele di Scampia, hanno creato una piazza di spaccio di libri, un laboratorio culturale, di cinema, di teatro e, naturalmente, di editoria, dando una risposta culturale alla lotta contro la criminalità. Probabilmente non troppo all’altezza delle sue aspettative culturali cosmopolite.

Un altro aspetto che Peracchini ha tenuto ad ignorare è nella genesi stessa del mio romanzo partigiano, un incontro tra la memoria di chi ha vissuto quell’esperienza e la ricerca documentale storica. Questo secondo aspetto non sarebbe stato ciò che è stato senza la realtà della biblioteca Beghi e dell’Istituto Storico della Resistenza spezzina, grazia ai quali è stato per me possibile approfondire, verificare, scoprire e conoscere documenti ed aspetti che sono divenuti elementi sostanziali della mia narrazione. Presentare il mio libro in uno dei luoghi senza il quale non sarebbe lo stesso lavoro avrebbe avuto un grande significato, certamente per me, probabilmente anche per chi tiene in vita queste realtà con grande fatica e passione.

Peracchini 4: “Non è sicuramente una questione politica, presenteremo “Filosofia dei cartoni animati”, scritto da un ex-assessore“.

Un’affermazione svilente. Utilizzando le parole del poeta, non so se il riso o la pietà prevale. Vorrei intanto rassicurare Peracchini che non sarà una mia partecipazione (o annullamento) ad una rassegna culturale a farmi rinunciare al mio libero pensiero, critico ed autonomo da qualsiasi potere, con il quale, a testa alta, ho partecipato, e parteciperò finché avrò fiato in corpo, ad ogni battaglia in difesa dei valori e dei principi in cui credo. Non è certo una presentazione in più o in meno del mio lavoro che mi sconvolge, e che lenirà la mia volontà di stare sulle barricate dove ritengo giusto stare, una su tutte, sul muro di Marola con i MuratiVivi.

Il fatto che il sindaco neghi ogni nesso “politico”, probabilmente avendo un accezione assai bassa del concetto stesso, conferma che questa sia una scelta politica, a spese dell’autonomia dell’amministrazione bibliotecaria, della cultura cittadina, nel mio caso specifico nei confronti di una parte della storia della città e della nostra gente, senza contare al rammarico nel vedere che chi amministra si prenda la briga di intervenire, pesantemente, sul lavoro culturale ed organizzativo delle biblioteche civiche della città, un lavoro enorme, realizzato con pochissimi mezzi ma con infinita passione, a cui va tutta la mia stima ed affetto, così come ringrazio con grande affetto tutte/i coloro i quali hanno voluto esprimere parole di sostegno e di stima nei miei confronti.

La Spezia è una città che ha sempre espresso, continua e continuerà a farlo, idee, capacità, energie, troppo spesso rinchiuse ed ostacolate da un provincialismo strisciante di una classe dirigente che non dirige, ma ordina, espressione di un gregarismo ai limite del feudale, che chiude il cerchio di una diffusa inadeguatezza, che rasenta l’incapacità di tollerare, ma che non fa i conti con un aspetto che probabilmente verrà ritenuto inusuale: nessuno fermerà chi ha voglia di raccontare, di sognare, di resistere, soprattutto quando la Resistenza fa ancora così paura da negarli la voce.

 

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L'ultimo arrivato!

Questo bellissimo saggio ci racconta come la cultura di guerra e di morte genera gli stessi mostri in tutto il Paese: pessimismo, obbedienza, passività, senso di sconfitta, conformismo, opportunismo, clientelismo. Figli di un dio minore, vittime e colpevoli allo stesso tempo dei propri mali. Politici e rappresentanti istituzionali fotocopia. Iene e sciacalli ai banchetti delle opere pubbliche e gattopardi perché cambi tutto purché non cambi nulla.

Lo scenario che ci delinea e ci offre queste pagine che seguiranno è certamente doloroso, tragico, inquietante, ma in questo suo coraggioso e generoso atto di denuncia traspare sempre lo smisurato amore per La Spezia, per il suo Golfo, il suo Mare. Pagine e immagini che feriscono il cuore ma in cui respiriamo ancora speranza ed utopia. Che un’altra città sia davvero ancora possibile, viva, libera, aperta, felice. Un laboratorio di Pace.

Antonio Mazzeo

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