Opinioni
William Domenichini  

Il golfo mormorò non passa lo straniero

Con largo anticipo dal 24 maggio, la senatrice Raffaella Paita prende il sopravvento: il golfo mormorò, non passa lo straniero. Cavillando sul fatto che nel 1915 i fanti invasero l’impero asburgico passando l’Isonzo e non il Piave, il golfo (che fu) dei poeti può assurgere all’altare della Patria. In fondo l’aggressione sabauda, in quella che fu una mattanza globale di intere generazioni, fu immortalata, il caso vuole, da un repubblicano. Ma si sa, nelle italiche contraddizioni anche “molti repubblicani resero grandi servigi alla monarchia“.

Proviamo a dare un filo logico alle vicende lasciando, almeno per ora, da parte ogni ironia facilona, perché la questione è seria assai.

Da una finestra del centro città appare uno striscione: Fuori la NATO dalla Spezia. La notizia non è la sua comparsa, quanto il fatto che chi l’ha messo s’è vista bussare la porta i carabinieri, alle 22, che hanno sentito il dovere di identificare l’autore di quell’oscenità: un pensiero critico. Una versione sprugolina del “viva l’Italia antifascista” di scaligera memoria. Mala tempora currunt, sed peiora parantur.

Prendiamo la “migliore” delle reazioni registrate. Non perché fuori dal coro, ma poiché, in una certa misura, cifra della classe dirigente che, trasversalmente, parla un linguaggio del tutto omologato. Da destra a quella che fu sinistra, in un’amalgama di ceto che poggia i suoi interessi curricolari sul crescente astensionismo elettorale, anzi se ne alimenta.

La Spezia è una città dell’industria militare. Con competenze e professionalità. Sì producono armi. C’è un arsenale anche per difendere l’Europa e l’Occidente. La mia città ha questa storia e io ne vado orgogliosa. Cercare la pace non può significare non capire che oggi più che mai abbiamo bisogno di difenderci.

Sen. Raffaella Paita
coordinatrice nazionale Italia Viva
(5 maggio 2024)

Senza esprimere un vocabolo sull’azione, discutibile, intrapresa dalle forze dell’ordine, la senatrice spezzina si esercita in una serie di strafalcioni e di smemoratezze da far impallidire anche il più sano riformista.

Bontà sua, La Spezia è una città dell’industria militare. Forse c’è un errore grammaticale, usando il presente e non il passato. Premetto che la questione non è banale, come due righe di una nota stampa vorrebbero ridurre. Ma proviamo a prendere il caso delle elezioni RSU Leonardo. Un dato salta all’occhio: operai votanti 189, impiegati votanti 759. La prima settimana di Economia politica spiegano che il settore secondario (Industria) trasforma le materie prime in beni o prodotti finiti a valore aggiunto. Il settore terziario fornisce servizi, ovvero tutte le attività, generalmente intellettuali, complementari e di ausilio alle attività del settore primario e secondario. Fatte le debite proporzioni, la sede spezzina di Leonardo (ex OTO Melara), ha meno del 20% di dipendenti addetti all’industria, oltre l’80% di dipendenti che forniscono servizi.

Senza l’acribia delle statistiche, qualche dubbio sorge, anche senza scomodare l’inferno di appalti e subappalti di un altro fiore all’occhiello dell’orgoglio industriale spezzino: Fincantieri. Varrebbe la pena aprire un dibattito (serio) in proposito. Allora prendiamo casi di eccellenza. MBDA. Missili. Creata nel 2001 a seguito di una serie di accordi strategici a livello europeo, con l’obiettivo di creare un prodotto condiviso tra Gran Bretagna, Francia, Italia e Germania, conterebbe, globalmente più di 14.000 dipendenti. Alla Spezia c’è una delle sedi più piccole dell’azienda e, sempre secondo fonti aziendali, entro il 2024 la sede spezzina raggiungerebbe la cifra astronomica di 320 dipendenti. E pensare che in Arsenale alla Spezia, nel 1951 c’erano 12.000 dipendenti…

Secondo tempo. Si producono armi, e come dargli torto, tuttavia sul fatto che siano necessarie per la nostra difesa, qualche dubbietto sorge. Nel 2023 il valore complessivo delle licenze rilasciate per il trasferimento di materiali d’armamento è stato di 7,56 miliardi di euro, di cui ben 6,31 miliardi sono stati riferiti ad esportazioni. Tanto per avere un idea, rispetto all’anno precedente (2022) le autorizzazioni individuali di esportazione, ossia quelle rilasciate verso singoli Paesi per sistemi d’arma specifici, sono aumentate di oltre il 24%. 4,766 miliardi di euro.

Lo smantellamento della Legge 185/90, potrebbe rompere ulteriormente questi argini. Se da un lato ci troviamo di fronte ad una lauta occasione di incremento dei sovraprofitti delle aziende armiere. Dall’altro qualche problema geopolitico, di sicurezza e, perdonate se la scomodo, di coscienza potrebbe esserci. D’altronde, la fiera bellica di Seafuture, ci ha insegnato che la produzione di armi non ha nelle sue priorità la nostra difesa, mai i profitti delle aziende.

Non poteva mancare la riedizione di un classico: Si vis pacem, para bellum. Ma esattamente da chi dobbiamo difenderci, l’ermetica nota della senatrice non lo dice. Ricorda vagamente la pellicola “The Snatch“, quando il Turco chiede perché Tommy avesse una pistola nei pantaloni. Risposta: “Per proteggermi“. Ed il turco replica sconcertato: “Proteggerti da cosa? Dai tedeschi?“. In attesa che i cultori dell’armarsi e far partire ci spieghino quante vite umane (connazionali e non) vorrebbero sacrificare ed in quali teatri di guerra, andiamo avanti.

Che la senatrice Paita vada orgogliosa di tutto ciò non desta particolare meraviglia. Cosa questo abbia a che fare con la libertà di pensiero (e di critica) invece è già meno comprensibile. Più tangibili, invece, sono le giravolte e le inversioni di marcia, al di là della sua progressione politica, sulla vicenda Basi blu. Il 27 maggio 2023, per esempio, dal palco del Sun Space in La Spezia, invitata a discuterne da LeAli, la senatrice spezzina, di fronte a centinaia di cittadini, rimodulava lo status industriale della città con più realismo e lanciava i suoi impegni.

Siamo diventati una città che aveva una vocazione produttiva molto forte a città turistica con una propensione a servizi mordi e fuggi. Ho incontrato gli ammiragli Credendino e Cavo Dragone senza trovare dinieghi sul nodo delle aree (militari). Mi prendo l’impegno a verificare ancora.

Sen. Raffaella Paita
coordinatrice nazionale Italia Viva
(27 maggio 2023)

Al netto delle giravolte e degli oblii, qualche domanda nasce spontanea. Al di là degli incontri con gli stati maggiori, perché la senatrice non ha detto una parola sul fatto che il rifinanziamento del progetto Basi blu ha bypassato la commissione Bilancio del Senato (di cui è membro)? Perché non ha ancora chiesto conto al governo della spesa astronomica di 354 milioni di euro di soldi pubblici, senza nessun beneficio sulle criticità attualmente presenti, senza nessuna utilità per la comunità spezzina? Forse perché si affida alle promesse verifiche informali? Allora a che punto sarebbero tali verifiche? Le aree militari, che lei stessa ha dichiarato inutili, perché non sono oggetto di demilitarizzazione o quantomeno non vi è traccia di dibattito parlamentare in tal senso?

Domande che certamente non troveranno risposta, se non altro perché sottolineano una bipolare incoerenza politica, frutto probabilmente di calcoli che non hanno come soluzione l’interesse di una comunità. Intanto la progettazione dell’adeguamento agli standard NATO, così come concepito dagli uffici romani, procede alacremente, senza tener conto delle enormi criticità che ne conseguirebbero. Chissà, probabilmente sarebbe bastato che qualcuno scimmiottasse Don Camillo, per inficiare astutamente il comizio alla Peppone.

S’udiva intanto dalle amate sponde,
sommesso e lieve il mormorio dell’onde.
Era un presagio dolce e lusinghiero.
Il Golfo mormorò: Non passa lo straniero!



In conformità con il dettato costituzionale, solidali a chi esprime il proprio pensiero critico, senza alcuna istigazione, calunnia o offesa, i nostri balconi sono le nostre tribune politiche.

Associazione MuratiVivi Marola

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L'ultimo arrivato!

Questo bellissimo saggio ci racconta come la cultura di guerra e di morte genera gli stessi mostri in tutto il Paese: pessimismo, obbedienza, passività, senso di sconfitta, conformismo, opportunismo, clientelismo. Figli di un dio minore, vittime e colpevoli allo stesso tempo dei propri mali. Politici e rappresentanti istituzionali fotocopia. Iene e sciacalli ai banchetti delle opere pubbliche e gattopardi perché cambi tutto purché non cambi nulla.

Lo scenario che ci delinea e ci offre queste pagine che seguiranno è certamente doloroso, tragico, inquietante, ma in questo suo coraggioso e generoso atto di denuncia traspare sempre lo smisurato amore per La Spezia, per il suo Golfo, il suo Mare. Pagine e immagini che feriscono il cuore ma in cui respiriamo ancora speranza ed utopia. Che un’altra città sia davvero ancora possibile, viva, libera, aperta, felice. Un laboratorio di Pace.

Antonio Mazzeo

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